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Melissa Benoist: la trascrizione della coraggiosa dichiarazione dell’attrice

Nella giornata di ieri, Melissa Benoist, la protagonista della serie Supergirl di The CW, ha coraggiosamente aperto il suo cuore al mondo per raccontare la sua esperienza di sopravvissuta alla violenza domestica. L’attrice non ha mai fatto il nome del suo abusatore, probabilmente per motivi legali, nome che in rete – per le situazioni e le circostanze descritte – viene già fatto con un certo margine di sicurezza.

Tuttavia, nel rispetto dell’intento della Benoist di rivelare qualcosa di così intimo e difficile a tutto il mondo, perché la sua esperienza possa essere di aiuto ad altri, abbiamo deciso di abbandonare polemiche e gossip, rendendo protagoniste le sue parole in questa trascrizione letterale del suo lungo e drammatico discorso, con la speranza che il suo coraggio sia di esempio alle molte, troppe vittime di violenza domestica, anche nel nostro paese.

“Normalmente non faccio cose del genere, ma ho scritto qualcosa che volevo condividere e che volevo raccontare con le mie parole, senza che venisse interpretato ai fini della pubblicazione, quindi ho pensato… lo leggerò ad alta voce, sono molto nervosa, quindi abbiate pazienza. Sono una sopravvissuta alla violenza domestica o IPV (Intimate Partner Violence), qualcosa di cui non avrei mai pensato sarei potuta essere vittima né di cui avrei potuto parlare pubblicamente nell’etere. Lui era una persona magnanima, da cui era impossibile non sentirsi attratti, sapeva essere affascinante, divertente, manipolatore, subdolo. Era più giovane di me e la sua immaturità era ovvia, ma la cosa non mi interessava, ero da poco tornata single e stavo cercando la mia strada in un periodo di cambiamento nella mia vita in cui ho fatto scelte stupide, ma in mezzo a tutto questo lui è diventato un amico, un amico che mi faceva ridere, sentire meno sola, che mi faceva sentire speciale e meritevole e quando abbiamo cominciato ad uscire assieme siamo andati da zero a cento in un attimo. Non ero una bambola di pezza che si è trovata in una relazione che non voleva davvero, ma non ero nemmeno certa di quello che stavo facendo sin dall’inizio, per quanto strano possa sembrare. E’ ancora difficile per me analizzare cosa pensassi e sentissi allora e che mi ha impedito di mettere un freno a quello che sembrava in treno impazzito e la spiegazione più logica che mi sono data è che, provenendo da una famiglia non violenta, ma divisa, il modo in cui il divorzio dei miei genitori ha influito su di me è stato trasmettendomi il terrore che anche le relazioni sentimentali nella mia vita sarebbero fallite. Non avevo nemmeno capito che potevo dire di no e deludere qualcuno senza che questo costituisse un problema. Non importa che avessi o meno dei dubbi sulla possibilità che lui fosse davvero quello giusto, al tempo, quanto lui mi desiderasse e quanto sembrasse fare tesoro di chi io ero davvero, mi faceva sentire bene. Mi amava, io credevo di amarlo ed avrei fatto di tutto perché il nostro rapporto funzionasse. Gli abusi non sono stati fisici all’inizio, si manifestavano sotto forma di comuni comportamenti sbagliati che scaturivano dalla sua insicurezza e depressione. Mi confidava le tragedie che aveva subito e le ingiustizie che aveva dovuto affrontare ed era tutto così reale che era facile provare compassione per lui, rendendo spaventosamente semplice trovare scuse per l’uomo danneggiato per cui provavo qualcosa, credendolo troppo fragile per controllarsi. Era molto geloso, controllava il mio telefono, si arrabbiava quando parlavo con un altro uomo, dovevo cambiare spesso vestito quando uscivamo insieme perché non voleva che gli altri mi guardassero. Durante un compleanno passato a lavorare sono stata criticata per aver ballato con un collega. Il lavoro era un argomento delicato: non voleva che baciassi o facessi scene in cui flirtavo con altri uomini, cosa che per me era molto difficile da evitare, così ho cominciato a rinunciare ad audizioni, offerte di lavoro, contratti provvisori e amicizie perché non volevo ferirlo. Non percepivo nulla di questo come un abuso, perché mi preoccupavo talmente tanto di come lui si sentisse da non prendere in considerazione che effetto tutto questo avesse su di me. In retrospettiva vedo che ogni allarme era un chiaro segno che sarebbe diventato violento, perché la violenza è spesso preceduta da abusi emotivi, mentali, verbali e psicologici, che sono difficili da identificare. E’ cominciata circa dopo 5 mesi dall’inizio della nostra relazione e la violenza si è intensificata alla stessa velocità della nostra storia, così velocemente che non sapevo come reagire. La prima volta che è successo mi ha tirato un frullato in faccia, mi ha colpito sulla guancia ed il frullato si è sparso su tutto il pavimento e sul divano ed io sono corsa a prendere degli asciugamani per pulirlo, più preoccupata per quello che per il fatto che avessi frullato su tutti i capelli, la faccia, i vestiti e che la guancia mi pulsasse dolorosamente. Ero più preoccupata per i mobili che per il fatto che era appena stato violento con me. Non è facile descrivere tutti gli scontri fisici che si sono succeduti sempre più spesso dopo quella prima volta, è difficile persino articolare le parole, non solo per la rabbia ed il dolore che tornano in superficie, ma perché ho la sensazione che questi ricordi siano avvenuti in un diverso pianeta in cui respiravo un’altra aria ed in cui ero testimone di un macabro segreto che non avrei potuto condividere con nessuno. Doveva rimanere un segreto, per la vergogna, per la paura di nuove aggressioni, per la riluttanza ad ammettere che stesse davvero accadendo. La verità vera è che ho imparato cosa si provasse ad essere bloccata e schiaffeggiata ripetutamente, presa così violentemente a pugni da perdere il fiato, trascinata per i capelli sul pavimento, presa a capocciate, pizzicata con tele violenza da avere la pelle ferita, sbattuta contro un muro con una tale forza da rompere il cartongesso, soffocata. Ho imparato a chiudermi a chiave in varie stanze, ma ho smesso presto, perché quelle porte venivano abbattute. Ho imparato a non dare valore a nessuna delle mie cose, sia che fossero sostituibili sia che non lo fossero, ho imparato a non dare valore a me stessa. Ricordo in maniera ancora più vivida come finissero i nostri scontri, con un momento di realizzazione da parte sua quando  si rendeva conto di cosa aveva fatto e con un’onda di rimorso che lo avvolgeva. Ed immagino che fosse in un tentativo del suo subconscio di rimediare a quello che era appena successo che lui mi prendesse in braccio e mi mettesse nella vasca vuota e la riempisse lasciandomi sola mentre lui riprendeva il controllo ed io rimanevo nella vasca mentre l’acqua ricopriva il mio corpo ed i suoi danni. A questo punto potete inserire il tipico discorso di scuse di un violento. Si inchinava vicino alla vasca piangendo lacrime di disprezzo per se stesso. Non mi ha mai fatto sentire come se io meritassi le sue botte, cosa che in un certo senso mi dà conforto e, dentro di me, mi aggrappo ancora alla compassione e l’empatia che sentivo per l’avvilimento che ammetteva di provare per se stesso. Le sue scuse erano sentite e ci aiutavano a farci tornare alla normalità ed a quella che sembrava assomigliare ad una relazione affettuosa, ma dentro di me non ho mai creduto che sarebbe cambiato. Mi sono illusa che avrei potuto aiutarlo, pensavo di amarlo abbastanza da potergli mostrare un modo di vivere in cui non gestire le emozioni con la violenza ed ho quindi volutamente ingannato me stessa nel pensare che il mio perdono sarebbe stato sufficiente a farlo smettere. Qualcuno doveva fargli capire che il suo comportamento non era giusto e chi poteva farlo meglio della persona contro cui si stava accanendo? E così levavo quel tappo dalla vasca da bagno e tutto finiva nello scarico con i suoi atti osceni, la sua umiliazione, il rimpianto, la rabbia e con me stessa, io stessa sparivo ogni volta che mi metteva in quella vasca, la mia forza d’animo, il mio valore che dipendeva da quello che lui mi attribuiva, il mio sangue, la mie copiose lacrime. Scherzando, una volta disse a mia madre che piangevo così tante lacrime che avrei potuto risolvere il problema della sete in un paese del terzo mondo. Trascorsero mesi di questa routine, a volte non mi picchiava per uno o due mesi ed io mi crogiolavo in quella illusoria sensazione di pace, pensando che magari le cose sarebbero state diverse, questa volta. E le cose effettivamente cambiarono, ma non in meglio. Io sono cambiata e non sono orgogliosa di come l’ho fatto, sono diventata una persona che non pensavo si potesse nascondere dentro di me perché ero furiosa per quello che stava succedendo e per il fatto che io lo stessi permettendo per paura del fallimento. Ho sperimentato in prima persona che la violenza chiama violenza, ho cominciato a reagire perché la rabbia è contagiosa, ho sviluppato un’incredibile faccia da poker, ma dentro di me ero la versione peggiore di me stessa che ero mai stata, sono diventata inaffidabile, poco professionale, a volte impossibile da raggiungere. Ci sono stati periodi in cui non mi alzavo dal letto se non per qualche ora al giorno, se mi aveste incontrato in quel periodo, sarei risultata amichevole al punto da essere esagerata e distaccata al punto da apparire fredda. Era come se mi fossi spezzata in due, per mantenere una falsa immagine rispetto alla verità che stavo vivendo, una forma di recitazione come un’altra. La Melissa pubblica era la maschera della gioia e fingeva di avere una vita felice, mentre la Melissa privata abbandonava la finzione e viveva l’incubo, incastrata in una disputa senza fine, battaglie e ferite comprese. Alle persone che mi erano più vicine ho semplicemente mentito, inventavo storie sui miei tagli e le mie ferite per nascondere alla mia famiglia la mia stessa crescente rabbia, per proteggere me stessa da qualsiasi discussione e naturalmente per proteggere lui. Sapevo che il modo in cui mi trattava era sbagliato, ma credevo che le conseguenze che avrebbe dovuto affrontare se avessi esposto il suo comportamento sarebbero state peggiori del soffrire in silenzio. E poi lui mi tirò di nuovo qualcosa in faccia, ma questa volta fu peggio, mi colpì con il suo iphone. L’impatto intaccò il mio iride, rompendomi quasi il bulbo oculare, lacerò la mia pelle e ruppe il mio naso. Il mio occhio si gonfiò tanto da chiudersi, avevo un labbro gonfio, avevo sangue sul viso e ricordo di aver gridato fortissimo. Il giorno dopo dovevo rigirare una scena per un film. Dopo che successe, la stanza divenne immobile, fummo presi dal panico, mi mise nella vasca, ma questa volta non servì, non sarebbe stato facile nasconderlo né risolverlo e qualcosa dentro di me si spezzò. Era troppo, non potevo ignorarlo e lasciarlo scorrere via in quello scarico come le altre volte. Inventammo insieme una debole scusa che ero inciampata e caduta per le scale del nostro portico, sbattendo la faccia contro una pianta in vaso. Chiamammo le nostre madri, i miei manager che chiamarono i produttori ed il regista con cui stavo lavorando. Mi portò in ospedale e quando i medici del Pronto Soccorso gli fecero lasciare la stanza ed arrivarono i poliziotti ad interrogarmi nel mio letto di ospedale, dissi loro la nostra storia, di cui sono certa hanno sentito diverse versioni, e poi abbiamo riso assieme quando lui disse che la mia faccia era carina e sembrava come quella di Guizzo in “Alla ricerca di Nemo” perché il mio occhio era sporgente. Questa è una ferita che non guarirà mai completamente, non vedrò mai più come prima ed emotivamente, dopo quell’evento, avevo chiuso. Sentivo che l’amore, qualsiasi cosa fosse, sicuramente non era quello che stavo vivendo io. Ero stanca di vivere in quel modo, ma avevo la sensazione che fosse troppo tardi per uscirne. Non sarebbe stato facile per me farlo, mi ero isolata talmente tanto che mi ero convinta di non aver nessuno a cui rivolgermi e mi vergognavo. Ma gli abusi non hanno solo un effetto sulle persone che ne sono vittime e senza che ne fossi consapevole, molte persone nella mia vita sospettavano e temevano proprio quello che stava succedendo. Un’amica venne a trovarmi dove lavoravo, il mio abusatore non c’era e quindi lei aveva una rara opportunità di parlarmi senza la sua ingombrante presenza. Mi fece sedere e mi disse che voleva parlarmi di qualcosa di importante ed io capii immediatamente di cosa si trattasse. Mi batteva il cuore, lei era nervosa e tremava e aveva paura che avrebbe rovinato la nostra amicizia, ma mi chiese con coraggio se fossi vittima di abusi domestici. E’ stata la prima volta che ho parlato degli abusi subiti a qualcuno e non posso descrivere il sollievo ed il conforto che ho provato. Lei mi ha abbracciato e mi ha detto: “Adesso sai cosa devi fare, vero?”
Ecco, l’ironia del vivere un calvario come una relazione violenta, mentre ti vengono fatti dei danni terribili ed irreparabili, è che riesci a costruirti una forza impenetrabile senza nemmeno saperlo. Pronunciare finalmente quelle parole che avevo tenuto sopite per così tanto tempo, infiammò quel potere in me. Dovevo uscirne e lo feci tanto rapidamente quanto quella relazione aveva preso possesso della mia vita. Andarsene non è una passeggiata, non è un evento, ma un procedimento. Ho sentito dei complicati sensi di colpa per il fatto che stavo ferendo qualcuno che avevo protetto per così tanto tempo, e sì, anche una certa tristezza perché stavo lasciando qualcosa che mi era così familiare. Ma grazie alle persone con cui mi sono confidata e che mi hanno rafforzavo, ho continuato a ripetermi che non meritavo nulla di tutto ciò. Era la mia realtà e quello che è successo ha causato un movimento tettonico nella mia visione della vita, mi ha insegnato cosa sia e cosa non sia l’amore e quanta forza io abbia. La violenza che ho subito e, sì, anche tollerato, le bugie che ho detto, la protezione accordata al mio abusatore, tutte queste sfaccettature dipingono un ritratto oscuro e sinistro di quel periodo della mia vita, ma ricusare quelle abitudini e rompere quel circolo vizioso è stata la scelta più gratificante e potente che abbia mai preso per me stessa. Sento una forza ed una sicurezza in me che hanno messo profonde radici. Mi ci vorrà tutta la vita per guarire da questa cosa e va bene così, ho scoperto che la guarigione è una costante ed irrequieta manovra al fine di trovare cosa funzioni o cosa attivi i ricordi, ma è possibile. Sfortunatamente l’IPV è cronicamente uno dei crimini meno denunciati nel paese secondo il Dipartimento di Giustizia americano e si stima che 1 donna su 4 negli USA, tra i 18 anni ed oltre, sarà vittima di violenza da parte del proprio partner nella propria vita ed anche se ne sono vittima anche gli uomini, le cifre dimostrano che per  la maggior parte, a subire violenze, sono le donne, in un crimine assolutamente trasversale, che non fa distinzioni. Io voglio che questa statistica cambi e spero che raccontare la mia storia impedisca ad altre storie come la mia di accadere. Scelgo di amare, non scelgo di minimizzare la mia vita per paura, scelgo di amare me stessa, di sapere che l’amore non include la violenza e di far sapere alle vittime che c’è un modo per uscirne e che sarete protette. Se stai vivendo quello che ho vissuto io e vedi questo video, magari troverai la forza per rompere quel circolo vizioso o magari potrai cominciare a pensare alla tua libertà, nel qual caso sono qui, sono con te e tu puoi e meriti di vivere una vita senza violenza”.

Qui di seguito il video dell’attrice.

 

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Weekly Reviews: le recensioni della settimana e lo speciale sul mideason finale di The Flash

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The Flash: le anticipazioni e le speculazioni sul finale di metà stagione

Il finale di metà stagione di The Flash, che precederà il crossover di Crisi sulle Terre Infinite, sarà costituito da un doppio episodio dal titolo L’ultima tentazione di Barry Allen parte 1 e parte 2, che sembra proprio ispirarsi, forse con un eccesso di mania di grandezza o una notevole dose di ironia, dipende da come la vediate, all’Ultima tentazione di Cristo, la discussa pellicola di Martin Scorsese del 1988 che trattava appunto il delicato tema dei dubbi che perseguitarono Gesù di Nazareth in vista del suo sacrificio. [CONTINUA]

Supergirl 5×07 “Tremors”: la recensione

Ad un solo episodio dal finale di metà stagione ed a 3 settimane dal crossover di Crisi sulle Terre Infinite, il settimo episodio della quinta stagione di Supergirl è così carico di eventi da avere qualche difficoltà a tenerne interamente traccia, il che non è ovviamente un bene in una puntata salvata nel complesso dallo scontro tra Lena e Kara. Ma prima di arrivare a quell’atteso momento, affrontiamo tutte le storyline di Tremors, tra cui una delle più importanti è proprio quella in cui viene svelato il mistero di Leviathan. [CONTINUA]

Batwoman 1×07 “Tell Me the Truth”: la recensione

Una delle molte verità rivelate in Tell Me the Truth, 7° episodio di Batwoman, è che Kate Kane si sta allontanando sempre di più dalla formula del cupo e meditabondo protagonista di Arrow, anche se le due serie continuano ad essere comprensibilmente paragonate sin dal debutto di quest’ultima. Nonostante gli show si assomiglino nelle atmosfere, i loro protagonisti non potrebbero però essere più diversi: dove Oliver Queen è stato introdotto come una persona che voleva essere qualcun altro, un uomo e soprattutto un eroe migliore, Kate è invece rappresentata da subito come una donna orgogliosamente fiera di ciò che è e ciò che ha ottenuto nella vita, disposta ad esporsi agli altri senza vergogna, a rinunciare ad una brillante carriera e ad essere costretta in un certo senso a nascondersi solo quando indossa la maschera di Batwoman, il che la rende un’eroina molto più equilibrata di quanto Arrow non fosse nelle prima stagioni, e questo nonostante tutto quello contro cui debba combattere Kate nella vita, tra pregiudizi e rifiuti. [CONTINUA]

The Man in the High Castle 4×02 “Ogni porta di uscita”: la recensione

Ogni porta di uscita…, secondo episodio della quarta stagione di The Man in the High Castle ha un passo ben diverso dal primo, il che promette bene per questo finale appuntamento con una serie che, tra qualche alto e basso, è andata sempre migliorando negli anni. La puntata dedica qualche tempo alla vita di Juliana nella nuova realtà nella quale – ben lungi dal trovare rifugio emotivo – la ragazza continua a cercare una connessione con il mondo che si è lasciata alle spalle, andando al cinema a guardare film sul processo di Norimberga come Vincitori e vinti, studiando attentamente le mosse del suo nemico e comprendendo come il Reich stia usando degli agenti inviati in incognito in questa terra parallela per cercare di destabilizzarne l’equilibrio politico e carpirne i segreti. In una particolare e molto tesa scena con John Smith, in cui Juliana viene da lui invitata a ballare in quella che dovrebbe essere un’innocente uscita tra amici, viene inoltre evidenziato come lei fatichi ancora a distinguere il suo nemico da quest’uomo che si dimostra invece tanto attento e premuroso nei suoi confronti e continua a punzecchiarlo come a provocare in lui una risposta che lo faccia in qualche modo somigliare alla persona che, un anno prima, l’ha quasi uccisa, testando la sua lealtà ed onorabilità. [CONTINUA]

The Flash 6×06 “License to Elongate”: la recensione

Episodi come License to Elongate, il secondo della serie diretto da Danielle Panabaker, sono la prova evidente di come The Flash stia risparmiando colpi in vista del finale di metà stagione e soprattutto del crossover, una scelta che si sta ripetendo in questa prima metà della stagione  per cui saremmo probabilmente portati ad essere più severi nel nostro giudizio se il risultato non fosse così piacevole, anche in un episodio innocuo come quello appena andato in onda. Spinti dalla necessità di risparmiare sul budget gli autori hanno infatti prescelto per la puntata pre-finale di metà stagione e pre-crisi (che si prevedono entrambe piuttosto fosche e cariche di emozioni ed effetti speciali) un tono leggero che perfettamente si adatta al brillante duo composto da Grant Gustin e Hartley Sawyer, che omaggia senza mezzi termini il mito di James Bond. [CONTINUA]

Arrow 8×05 “Prochnost”: la recensione

E’ difficile immaginare questa ottava ed ultima stagione di Arrow privata di tutta l’energia emotiva che Stephen Amell sta regalando al pubblico con il suo personaggio: gran parte di quello che abbiamo visto quest’anno costituisce infatti un grande passo avanti rispetto agli standard della serie in particolare grazie all’interpretazione accorata e sincera del protagonista, che riesce a dominare perfettamente ad ogni puntata la soverchiante sensazione di disagio che Oliver Queen deve provare nel trovarsi in una circostanza in cui non ha tempo di pensare a se stesso a causa della missione che deve compiere, ma in cui allo stesso tempo è costretto a rivisitare tutta la sua vita, gli errori che ha commesso e le scelte che ha fatto, senza mettere a repentaglio l’unica chance che gli è stata miracolosamente concessa non solo di creare un rapporto con i propri figli, ma anche di non comprometterlo per sempre. [CONTINUA]

The Man in the High Castle 4×03 “La scatola”: la recensione

Dal rapporto genitori-figli, tema centrale del secondo episodio di The Man in the High Castle, in La scatola tutto è incentrato sull’impatto che l’ambiente che ci circonda ha sulle nostre scelte, influenzandone le decisioni. L’azione principale di questo terzo episodio torna ad ruotare intorno agli eventi che si svolgono nella nuova realtà con Juliana ed il suo difficile rapporto con la famiglia Smith: Thomas sembra deciso ad arrolarsi, nonostante il parere contrario di tutte le persone che gli sono più vicine e la donna, sentendo sempre più il fiato degli agenti del Reich del suo universo sul collo, decide di procurarsi una pistola per protezione personale. [CONTINUA]

Grey’s Anatomy 16×09 “Let’s All Go to the Bar”: la recensione [MIDSEASON FINALE]

Non sarebbe un midseason finale di Grey’s Anatomy degno di questo nome senza una buona dose di colpi di scena e tragedie e, dopo una prima metà di stagione nel complesso piuttosto tranquilla, Let’s All Go to the Bar non risparmia colpi (bassi) a nessuno. A gennaio, quando la serie tornerà con una première di due ore, nonché episodio crossover con Station 19, che debutterà con la sua terza stagione, ci saranno molte trame in sospeso da risolvere che coinvolgono anche personaggi del non fortunatissimo spinoff dello show, i cui protagonisti non tutti gli appassionati di Grey’s Anatomy necessariamente conoscono, proprio come nel caso del Capitan Herrera, il padre di Andrea, che si reca in ospedale per una visita, finendo per ricevere la conferma che il cancro che lo aveva colpito e dal quale pensava di essere guarito è invece purtroppo tornato. [CONTINUA]

Midseason: il palinsesto di ABC, CBS, Fox, NBC e The CW

Nonostante possa sembrare che la stagione televisiva sia appena cominciata siamo invece già giunti a quel periodo dell’anno in cui lo hiatus natalizio è alle porte e tutti i network: ABC, CBS, Fox, NBC e The CW cominciano ad annunciare il palinsesto per la seconda metà della stagione che porterà quest’anno molti nuovi ed interessanti show sui nostri schermi.
La prima ad rendere pubbliche le date delle première del midseason 2020 è stata la Fox con il lancio del nuovo 9-1-1 Lone Star (qui è disponibile il trailer), ambientato in Texas e con protagonisti Rob Lowe e Liv Tyler, il dramma Deputy e la commedia Outmached.
Per quanto concerne la NBC, il finale di serie dell’amatissima The Good Place andrà in onda il 30 gennaio, mentre la 2^ stagione di Manifest debutterà il 6 gennaio. Per i nuovi show, Zoey’s Extraordinary Playlist sarà lanciato con una speciale première il 7 gennaio in vista della sua regolare messa in onda il 16 febbraio e Council of Dads erediterà il time slot di This is Us a marzo, quando si concluderà la 4^ stagione, mentre la stagione finale di Blindspot sarà trasmessa solo nell’estate del 2020, a data da destinarsi.
The CW ha invece annunciato che il finale di serie di Arrow andrà in onda martedì 28 gennaio, mentre Supernatural avrà un nuovo time slot a partire dal 16 marzo, con la serie che concluderà la sua corsa il 18 maggio. Katy Keene debutterà invece il 6 febbraio, mentre la 5^ stagione di Legends of Tomorrow partirà il 21 febbraio, subito dopo Arrow.
Per quanto riguarda la CBS, la stagione finale di Criminal Minds debutterà il giorno 8 gennaio con una première di due ore, mentre i nuovi show FBI: Most Wanted e Tommy andranno rispettivamente in onda il 7 gennaio ed il 6 febbraio.
La ABC riaprirà la seconda parte della stagione il 7 gennaio con un lineup di commedie, mentre il 23 gennaio debutterà la 3^ stagione di Station 19 con un crossover evento con Grey’s Anatomy, che torna al suo originario time slot delle 21:00 dopo 8 anni, seguito da A Million Little Things. La seconda parte della stagione finale di How to Get Away With Murder andrà invece in onda a partire dal 2 aprile.

 Lunedì   20:00   20:30   21:00   21:30   22:00 
 ABC          – The Good Doctor
 (13 gennaio)
 CBS          – FBI: Most Wanted 
 (7 gennaio) 
 Fox  – 9-1-1 Lone Stare 2^ parte
 (20 gennaio)
   – Prodigal Son
 (20 gennaio)
   
 NBC          – Manifest
 (6 gennaio)
 The CW   – All American, finale di stagione (9 marzo)
 – Supernatural (16 marzo) 
   – Black Lightning, finale di stagione (9 marzo)  
 – Roswell, New Mexico (16 marzo) 
   
Martedì    20:00   20:30   21:00   21:30   22:00 
 ABC  – The Conners
 (21 gennaio)
 – Bless this Mess
 (21 gennaio)
 – mixed-ish
 (7 gennaio)
 – black-ish
 (7 gennaio)
 – Emergence (7 gennaio) 
 – For Life (11 febbraio)
 CBS          
 Fox  – The Resident
 (7 gennaio)
       
 NBC      – This is Us (15 gennaio)
 – Council of Dads (marzo 2020)
   – New Amsterdam
 (15 gennaio)
 The CW  – Arrow
 (21 gennaio)
   – Legends of Tomorrow
 (21 gennaio)
   
 Mercoledì    20:00   20:30   21:00   21:30   22:00 
 ABC  – The Goldbergs
 (15 gennaio)
 – Schooled
 (15 gennaio)
 – Modern Family
 (8 gennaio)
 – Single Parents
 (8 gennaio)
 – Stumptown
 (8 gennaio)
 CBS      – Criminal Minds
 (8 gennaio)
   – S.W.A.T. (15 gennaio) 
 Fox      – Almost Family  
 (1 gennaio)
   
 NBC  – Chicago Med
 (9 gennaio)
   – Chicago Fire
 (9 gennaio)
   – Chicago P.D.
 (9 gennaio)
 The CW          
Giovedì    20:00   20:30   21:00   21:30   22:00 
 ABC  – Station 19
 (23 gennaio)
   – Grey’s Anatomy
 (23 gennaio)
   – A Million Little Things  (23 gennaio)

 – How to Get Away with Murder (2 aprile)

 CBS          – Tommy  
 (6 febbraio)
 Fox  – Last Man Standing  
 (2 gennaio)
 – Outmatched 
 (23 gennaio)
 – Deputy  
 (2 gennaio)
   
 NBC  – The Good Place, finale di serie (30 gennaio)
 – Superstore (Febbraio)
 – Brooklyn Nine-Nine
 (6 febbraio)
 – Will & Grace
 (febbraio)
 – Indebted   (febbraio)   – Law & Order: SVU 
 The CW  – Katy Keene
 (6 febbraio)
   – Legacies
 (6 febbraio)
   
Venerdì   20:00   20:30   21:00   21:30   22:00 
 ABC    – Fresh Off the Boat
 (17 gennaio)
     
 CBS  – MacGyver
 (7 febbraio)
   – Hawaii Five-0
 (7 febbraio)
   – Blue Bloods
 (7 febbraio)
 Fox          
 NBC  – Lincoln Rhyme: hunt for the Bones Collector (10 gennaio) 
 The Blacklist (marzo)
   – Dateline
 (10 gennaio) 
   
 The CW          
Sabato   20:00   20:30   21:00   21:30   22:00 
 ABC          
 CBS          
 Fox          
 NBC          
 The CW          
Domenica  20:00   20:30   21:00   21:30   22:00 
 ABC          – The Rookie
 (23 febbraio)
 CBS          – NCIS: New Orleans
 (16 febbraio)
 Fox  – The Simpsons
 (16 febbario)
 – Duncanville
 (16 febbario)
 – Bob’s Burgers
 (16 febbario)
 – Family Guy
 (16 febbario)
 – 9-1-1 Lone Stare 1^ parte
 (19 gennaio)
 NBC  – Little Big Shots
 (marzo) 
   – Zoey’s extraordinary playlist
 (16 febbraio) 
   – Good Girls
 (16 febbraio) 
 The CW          
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Weekly Reviews: le recensioni della settimana ed il recap di Crisi sulle Terre Infinite

Midseason: il palinsesto di ABC, CBS, Fox, NBC e The CW

Nonostante possa sembrare che la stagione televisiva sia appena cominciata siamo invece già giunti a quel periodo dell’anno in cui lo hiatus natalizio è alle porte e tutti i network: ABC, CBS, Fox, NBC e The CW cominciano ad annunciare il palinsesto per la seconda metà della stagione che porterà quest’anno molti nuovi ed interessanti show sui nostri schermi. [CONTINUA]

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Crisi sulle Terre Infinite: il recap dei 12 numeri della miniserie a fumetti

Nello speciale di qualche settimana fa ci siamo occupati dell’Anti-Monitor e di The Spectre in Crisi sulle Terre Infinite dopo la notizia del casting di Stephen Lobo nei panni di Jim Corrigan, alias The Spectre, ma questa miniserie a fumetti ha una storia piuttosto contorta e complessa che coinvolge un notevole numero di personaggi, ragione per cui abbiamo pensato di fare un breve riassunto degli eventi dei 12 numeri da cui è composta per prepararvi a cosa potrebbe attenderci nell’omonimo crossover di The CW che andrà in onda a cavallo tra dicembre 2019 e gennaio 2020. [CONTINUA]

Supergirl 5×06 “Confidence Women”: la recensione

Come l’episodio della scorsa settimana di The Flash, dedicato quasi interamente a Cisco, con il protagonista della serie quasi interamente fuori dai giochi, Confidence Women di Supergirl è un episodio Lena centrico, che rivisita la sua amicizia con Andrea Rojas che scopriamo risalire, grazie ad una serie di flashback, al tempo del collegio, quando – ancora bambine – le due legarono sulla reciproca passione per il film Titanic e soprattutto la loro disfunzionale famiglia. [CONTINUA]

Batwoman 1×06 “I’ll Be Judge, I’ll Be Jury”: la recensione

Come abbiamo già accennato nelle passate recensioni, nonostante Batwoman continui ad essere una delle serie dell’Arrowverse più severamente criticate, magari anche per il suo impatto culturale nella puritana America, a nostro avviso sta trovando sempre più la sua strada, episodio dopo episodio, il tutto a dispetto di alcune innegabili mancanze, come il fatto che proprio la protagonista fatichi ancora ad essere credibile nelle scene di lotta e non sia riuscita del tutto a conquistare quell’aura di intimidazione che gioverebbe grandemente al personaggio ed alla sua autorevolezza come supereroina. [CONTINUA]

The Man in the High Castle 4×01 “Esagramma 64”: la recensione

L’incipit della quarta ed ultima stagione di The Man in the High Castle non è forse dei più brillanti, ma quando trascorre più di un anno tra una stagione e l’altra, per una serie è imperativo ricordare al proprio pubblico in quale punto della storia ci trovassimo e cosa fosse successo nella stagione precedente che, lo ricordiamo, si era conclusa con la cattura da parte di John Smith (Rufus Sewell) di Abendsen Hawthorne (Stephen Root), l’uomo nell’alto castello, e Juliana Crain (Alexa Davalos), la quale era riuscita a fuggire proprio sotto gli occhi del Reichsmarschall, rifugiandosi nell’universo parallelo che aveva già visitato grazie al Ministro del Commercio Tagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa). [CONTINUA]

Grey’s Anatomy 16×08 “My Shot”: la recensione

Quale occasione migliore del 350° episodio di Grey’s Anatomy per ossequiare la sua protagonista con una puntata in cui viene ripercorsa la sua vita professionale e personale e, come bonus, il ricorso per il ritiro della sua licenza medica viene respinto? Non che questo risultato ci abbia colti particolarmente impreparati, con una stagione e mezzo davanti già garantite, era ovvio che nessuno avrebbe mai potuto impedire a Meredith Grey di praticare la professione medica, ciò non toglie, tuttavia, che gli autori abbiano deciso di scrivere la parola fine su questa particolare trama in un tripudio di devozione per un personaggio che ha indubbiamente segnato la storia della TV. [CONTINUA]

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Weekly Reviews: le recensioni delle serie dell’Arrowverse e lo speciale su Present Tense e sullo spinoff di Arrow

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Arrow: le anticipazioni su Present Tense e le ripercussioni del cliffhanger

L’episodio della scorsa settimana di Arrow, con il suo sorprendente cliffhanger, si dimostrerà certamente importante per diversi motivi, uno dei quali è che sarà probabilmente quello da cui originerà lo spinoff della serie. Le riprese del backdoor pilot del potenziale show, che – lo ricordiamo – non è ancora stato ufficialmente promosso a serie da The CW, con il suo titolo provvisorio di Canaries, sono iniziate il 21 ottobre e si sono ormai concluse con protagoniste Mia Smoak, alias Green Arrow (Katherine McNamara), Laurel Lance (Katie Cassidy) e Dinah Drake (Juliana Harkavy), con la puntata che andrà ufficialmente in onda come 9° episodio di questa ottava ed ultima stagione di Arrow a gennaio del 2020. [CONTINUA]

Supergirl 5×05 “Dangerous Liaisons”: la recensione

C’è qualcosa di stranamente affrettato nei toni di un episodio come Dangerous Liaisons che, in altre circostanze, avrebbe potuto avere l’impatto di un finale di metà stagione con Supergirl e J’onn che riescono a fermare un evento naturale potenzialmente catastrofico dall’impatto talmente devastante da rischiare di distruggere nel giro di 12 minuti (gli autori sono stati molto precisi a riguardo) National City e tutte le città americane della costa dell’oceano pacifico. [CONTINUA]

Batwoman 1×05 “Mine Is a Long And a Sad Tale”: la recensione

La rivelazione della scorsa settimana dell’episodio di Batwoman che Catherine ha mentito a tutti circa la morte di Beth ed il ritrovamento delle sua ossa, serviva uno scopo ben preciso: dare agli spettatori l’opportunità di conoscere la storia della gemella di Kate e scoprire così cosa le fosse successo dopo il terribile incidente in cui ha perso la vita la madre, il tutto grazie ad uno strumento caro agli show dell’Arrowverse, i flashback. [CONTINUA]

The Flash 6×05 “Kiss Kiss Breach Breach”: la recensione

Nel caso ve lo stiate chiedendo, e siamo sicuri che lo abbiate fatto, la risposta alla vostra domanda è , la produzione di The Flash ha chiaramente tirato le corde della borsa con Kiss Kiss Breach Breach in vista del crossover ed ha momentaneamente eliminato il protagonista dall’equazione per risparmiare in termini di costosi effetti speciali, ottenendo comunque un episodio piacevole e consistente con la trama orizzontale di questa stagione: prepararsi cioè per un futuro senza Barry Allen. [CONTINUA]

Arrow 8×04 “Present Tense”: la recensione

E’ un’annata di grazia per gli show dell’Arrowverse, compreso il suo capostipite Arrow, che – dopo non pochi passi falsi – in questa ottava ed ultima stagione è tornato finalmente a brillare. Sarà per il fatto che gli autori sono stati costretti loro malgrado a racchiudere tutta una serie di eventi nei soli 10 (9 se escludiamo il backdoor pilot di Canaries) episodi messi loro a disposizione prima della chiusura della serie, ma non c’è puntata, dall’inizio della stagione, che non abbia regalato emozioni e non sia stata un’autentica fucina di piacevoli sorprese. [CONTINUA]

Grey’s Anatomy 16×07 “Papa Don’t Preach”: la recensione

Papa Don’t Preach è probabilmente il migliore episodio dall’inizio di questa 16^ stagione di Grey’s Anatomy e non dovrebbe sorprendere, considerato che tocca il tema della famiglia, con una trama dalla quale è difficile non rimanere coinvolti. Prima di affrontare però quella principiale, con l’incontro tra Maggie ed alcuni membri della famiglia di Richard, parliamo della rivelazione della gravidanza di un’Amelia vistosamente incinta ad Owen (Caterina Scorsone ha di recente ufficialmente rivelato di aspettare il terzo figlio dal marito Rob Giles), perché anche questa particolare storyline avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia, mentre – sorprendentemente – si conclude positivamente. [CONTINUA]