Le critiche alla première della scorsa settimana di Arrow sono in un certo senso supportate da Tribute che assolve il compito di fare da apertura a questa nuova stagione molto più di quanto non abbia fatto Fallout, che affrontava per lo più la coda degli eventi con cui si è chiusa la scorsa stagione.
Ciò detto Tribute è un buon episodio e si chiude con un sorprendente colpo di scena finale che, passato il primo momento di sorpresa, già ai titoli di coda, ci lascia con qualche (molti!) interrogativo da porci.
Ma andiamo con ordine e parliamo di una delle storyline più convincenti, fino ad ora, di questa stagione: il rapporto tra Oliver e William, lo confermiamo anche dopo questo secondo episodio, è una delle cose più interessanti. Oliver Queen non ha avuto dei genitori esattamente esemplari, ma sicuramente sia Robert che Moira lo hanno profondamente amato, un’eredità che il loro ex viziato rampollo, tramutatosi in un eroe armato di arco e frecce, ha raccolto a piene mani, comprendendone l’importanza al punto tale da desiderare di trasmetterla al suo stesso figlio. William, dal canto suo, è un ragazzo che ha già perso molto e che si trova ad affrontare problemi molto più grandi di lui: non solo ha recentemente detto addio all’unico genitore che abbia mai conosciuto, ma adesso si ritrova anche a vivere con un padre che di fatto non conosce e che rischia la vita ogni giorno, costringendolo a mantenere un segreto che si è dimostrato difficile da gestire anche per persone molto più esperte di lui.
Ciò nonostante c’è un equilibrio in questo ragazzo, una sorta di saggezza di fondo, che a volte lo fanno sembrare più maturo del suo stesso padre, non sorprende quindi che Oliver si trovi in difficoltà quando posto di fronte alla necessità di mentirgli. Assicurare al proprio figlio che non perderà anche l’unico genitore che gli è rimasto e vestire tutte le sere i panni di Green Arrow sono chiaramente due realtà contrastanti e nonostante le rassicurazioni di Rene Ramirez (Rick Gonzalez) che ogni genitore si trova prima o poi costretto a mentire a fin di bene ai propri figli, non significa che questa particolare bugia non possa avere conseguenze che Oliver non si sente di affrontare, proprio per onestà nei confronti di William.
Qual è quindi la soluzione secondo gli autori?
Quella di far consapevolmente appendere al chiodo ad Oliver Queen il suo costume di Green Arrow, lasciandolo in eredità al suo più fidato amico e compagno di mille battaglie John Diggle. E qui, lo ammettiamo, cominciano i veri problemi con questo episodio, ereditati, tra l’altro, da una storyline che fin dalla première non ci aveva esattamente convinto.
Tribute, in parte, dà una credibile spiegazione al perché Dig abbia dei problemi sul campo: una delle tante esplosioni dell’isola che ha risparmiato Felicity lo ha infatti lasciato con una scheggia nella spalla che ha colpito un nervo e che gli impedisce ora di usare le armi con la sua solita maestria, un danno tra l’altro degenerativo che sembra quindi irrecuperabile.
Questo spiega sicuramente il perché un uomo, un soldato come Diggle, abituato ad affrontare i problemi di petto, si trovi sostanzialmente senza più il terreno sotto i piedi quando viene privato di una delle cose che gli ha dato sempre sicurezza, quello che convince meno è che in seno al Team Arrow questa colonna portante si senta una “bassa priorità“, tanto da non confidare ai suoi amici di sempre ciò che sta affrontando. La morte di Samantha è sicuramente stata un colpo per William ed ha rivoluzionato la vita di Oliver, ma usarla come scusa indiretta per Diggle, per spiegare il perché abbia deciso di non confidare ai propri compagni la verità, non sembra un’azione degna del personaggio, soprattutto quando un uomo abituato a combattere come lui sa quanto la vita di ognuno dei suoi amici dipenda dalle ottimali condizioni psicofisiche di tutti i membri del Team Arrow, lui compreso.
Dietro questa spiegazione sembrano nascondersi delle questioni psicologiche irrisolte per questo personaggio, il che sarebbe decisamente più credibile, ma il fatto che il Diggle che tutti conosciamo ed amiamo non si senta sufficientemente a suo agio con Oliver da confidare in lui dopo tutto quello che hanno passato insieme, ci lascia perplessi.
Questa storyline, ovviamente, è così gestita per arrivare dritti al colpo di scena finale che già sappiamo non sconvolgerà la serie più di tanto per diversi motivi, primo tra tutti il fatto che un Diggle incapace di sparare, difficilmente può diventare un asso con l’arco, che tra l’altro, non ha mai dimostrato di saper usare in passato.
A parte i problemi pratici che la richiesta di Oliver comporta, vorremmo soffermarci un momento sulla natura stessa della proposta che viene fatta a Diggle.
Oliver vuole rinunciare al suo ruolo per non dover mentire al figlio, perché è perfettamente cosciente che ogni volta che indossa la maschera di Green Arrow rischia la vita e a chi decide di passare quindi il testimone? A Dig, padre di famiglia come lui, un uomo che combatte già al suo fianco ogni giorno, rendendolo così il target principale di tutti i pazzi che circolano per Star City. Ma soprattutto lo sta chiedendo alla stessa persona a cui lui stesso aveva quasi imposto di rinunciare al suo ruolo in seno al Team Arrow non più tardi di tre stagioni fa, quando era diventato padre della piccola Sara. Che senso ha quindi questa richiesta? In che modo si concilia con la lunga storia comune e di amicizia che lega questi due personaggi?
Dove Tribute non sbaglia un colpo, sfruttando davvero tutte le potenzialità di questo show, è quando non ignora il passato: le interazioni tra Felicity e Curtis, per esempio, ed i loro problemi apparentemente prosaici, ma più che realistici, ci hanno colpito favorevolmente. Come si guadagna da vivere un super eroe? Alcuni dei membri del Team Arrow hanno un lavoro, altri no, è stato quindi piuttosto divertente vedere i due disquisire sulla questione e trovare infine una comune soluzione. Come spesso è capitato con questo show, ogni volta che ricorda di affondare le proprie radici nella realtà, finisce per colpire nel segno.
Nell’episodio viene anche introdotto il personaggio interpretato da Sydelle Noel, l’agente dell’FBI Samanda Watson, che si mette alle calcagna di Oliver Queen, decisa a scoprire tutti gli scheletri nell’armadio del sindaco e torna anche Anatoly, ma questa volta in una forma decisamente più minacciosa e deciso soprattutto a dimenticare l’amicizia che lo legava ad Oliver dopo che è stato bandito dalla Bratva in conseguenza degli eventi della scorsa stagione.
Se non lo aveste notato (noi sì!) Tribute è anche un episodio completamente privo di flashback, il che ci dà grande speranza per il futuro nell’augurarci che vengano usati con più parsimonia.
In quanto alla scioccante e pubblica rivelazione che Oliver Queen sarebbe Green Arrow con cui si concludeva lo scorso episodio, il tutto finisce per risolversi con l’aiuto di Felicity e Curtis, che riescono a dimostrare che la foto in questione è un falso e soprattutto con il sindaco che nomina davanti ai giornalisti Bruce Wayne, scatenando così i fan di Batman e confermando inequivocabilmente che il personaggio esiste nell’Arrowverse. Che poi si decida o si possa usarlo è un altro paio di maniche.
Resta tuttavia la questione di chi abbia manipolato quell’immagine di Oliver consegnandola alla stampa: chi è il vero responsabile e chi sta macchinando nell’ombra per nuocere alla carriera e alla reputazione del sindaco Queen?
Pur essendo Trubute un episodio sostanzialmente migliore della première, in termini di narrativa ha troppe incongruenze che non fanno bene al debutto di questa stagione. In questo senso ci auguriamo quindi per il futuro che gli autori si concentrino meno sull’effetto sorpresa a breve termine e di più sulla natura dei personaggi che hanno costruito in questi sei anni di cammino, perché sappiamo che la vera forza di questa serie si cela proprio nella sua concretezza (per quanto possibile, considerato il tema) e nella forza dei suoi protagonisti.
La sesta stagione di Arrow va in onda negli Stati Uniti ogni giovedì su The CW.