The Diplomat: la recensione dell'esplosiva, ma breve 2^ stagione

The Diplomat: la recensione dell’esplosiva, ma breve 2^ stagione

La 2^ stagione di The Diplomat, con protagonista Keri Russell nel ruolo di Kate Wyler, ambasciatrice americana nel Regno Unito, è lo stesso piacevole dramma a metà tra politica e soap (probabilmente più soap che politica) della 1^ stagione e tra intrighi internazionali, colpi di scena assurdi e complesse relazioni interpersonali resta anche uno dei prodotti più godibili di Netflix, anche se questa nuovo appuntamento è significativamente più breve del precedente.

Come dichiarato a TVLine da Debora Cahn, la creatrice della serie, il motivo per cui The Diplomat 2 è scesa da 8 a 6 episodi sarebbe da attribuire esclusivamente a lei e all’impressione che non avrebbero fatto in tempo a produrre 8 episodi della medesima qualità della 1^ stagione. Quando poi il tempo trascorso tra le due stagioni si è inaspettatamente dilatato, sarebbe stato ormai troppo tardi per correggere il tiro.

Il fatto però che The Diplomat 2 sia più breve non è necessariamente un male e giova alla serie grazie ad un ritmo serrato, un mistero da risolvere ed una crisi politica da evitare ed ovviamente tanti, tanti drammi interpersonali.

Dove eravamo rimasti con The Diplomat 1

La scorsa stagione si era conclusa con la scoperta di Kate che l’attacco terroristico ai danni di una nave da guerra britannica potrebbe essere stato orchestrato da Nicol Trowbridge (Rory Kinnear), il Primo Ministro britannico, e per cercare di comprenderne fino in fondo il coinvolgimento, l’ambasciatrice finirà per fare affidamento sulla sua ex responsabile della campagna elettorale, Margaret Roylin (Celia Imrie), senza sapere davvero fino a che punto possa fidarsi di tutte le pedine in gioco, compreso il fascinoso Ministro degli Esteri britannico Austin Dennison (David Gyasi), la relazione con il quale si fa persino più complessa in questo secondo capitolo dello show.

The Diplomat: tra politica e soap

L’attentato con cui si era chiusa la stagione passata colpirà così vicino a casa da rimescolare tutte le carte in gioco, comprese quelle tra Kate ed il marito Hal (Rufus Sewell), che lei si stava preparando a lasciare prima che venisse coinvolto nell’esplosione di un’auto bomba. Quanto avvenuto, infatti, finirà per cambiare sensibilmente anche la posizione dell’arrivista Hal, che si ritroverà per un certo tempo a non poter più essere coinvolto come protagonista nei giochi di potere che la moglie tanto detesta, ma anche a riconquistarne inaspettatamente la fiducia, messo in una posizione decisamente più vulnerabile.

Il continuo tira e molla tra moglie e marito così apparentemente mal assortiti, costituisce di fatto anche uno degli aspetti più umani ed interessanti di The Diplomat, con la Russell e Sewell che riescono a incarnare perfettamente il ruolo di una coppia in cui è facile riconoscersi, pur essendo coinvolta in un mondo così lontano dalla normalità. Lui nel suo ruolo di diplomatico astuto e preparato, con un’esperienza decisamente maggiore di quella della moglie, lei così impulsiva e determinata, ma anche sulla cresta di un’onda che sembra impossibile fermare.
Se non fossero marito e moglie avrebbero potuto essere due perfetti contendenti.

Non riconoscere, poi, una serie come The West Wing in The Diplomat, per cui, non a caso, Debora Cahn ha scritto, è veramente difficile e diventa quasi impossibile nel momento in cui entra in scena, in tutto il suo splendore, una statuaria e magnifica Allison Janney nei panni del vicepresidente degli Stati Uniti Grace Penn, che rischia la propria carriera per i peccati commessi dal marito, in una condizione in cui la sua possibile rivale si riconosce quindi in pieno.

Il confronto tra le due appare inizialmente quasi impietoso per la ribelle Kate, la quale antipatia per le regole viene ripresa con presidenziale indulgenza dalla Penn, un autentico animale politico che cerca di insegnarle come vi siano alcune regole a cui dovrà comunque sottostare se vorrà veramente far carriera, che lei lo voglia o meno, ed a prescindere dai suoi principi e dai capelli sempre scompigliati.

Come nella 1^ stagione, The Diplomat si conferma un prodotto così fantascientifico da essere poco credibile, ciò nonostante, grazie ad un parterre di attori brillanti, perfettamente inseriti nel loro ruolo ed una scrittura dinamica e ricca di colpi di scena, ci si trova comunque ad essere rapiti dal ritmo della serie, in un perfetto esempio di come la diplomazia altro non sia, come affermava André Maurois, se non “l’arte di esporre ostilità con cortesia, indifferenza con interesse ed amicizia con prudenza“.

La 2^ stagione di The Diplomat sarà disponibile a partire da giovedì 31 ottobre su Netflix.