Basata sulla trilogia di bestseller del New York Times di Hugh Howey, Wool, la 2^ stagione di Silo di Apple TV+, composta di 10 episodi di cui alla stampa è stata concessa la visione dei primi 9, è una mosca bianca nel panorama seriale attuale, perché è una delle poche serie di fantascienza arrivata sul piccolo schermo dalla fine della Peak TV e perché è anche una delle migliori che ci sia in circolazione: il che non è affatto un dato scontato.
Il motivo per cui l’interesse dei produttori per le serie di fantascienza abbia subito una contrazione negli ultimi anni è principalmente legato ai costi decisamente elevati di questi prodotti, che molto spesso finiscono per risultare più dei drammi psicologici che delle vere e proprie serie di fantascienza, costretti in ambienti claustrofobici che poco hanno a che fare con il genere.
Che l’ambientazione di Silo sia claustrofobica è evidente, come lo è però la cura con cui viene descritto e soprattutto mostrato questo mondo distopico ed apocalittico che è al centro della narrazione umana, proprio come fosse uno dei protagonisti dello show.
Il destino di Juliette nella 2^ stagione di Silo
La 2^ stagione di Silo riprende esattamente da dove eravamo precedentemente rimasti, con Juliette Nichols, interpretata da una Rebecca Ferguson che continua ad essere una perfetta scelta per un ruolo così emotivo ed insieme fisico che, dopo essere stata falsamente accusata e bandita dal Silo 18 dal sindaco Bernard Holland (Tim Robbins) e dal capo della sicurezza Robert Sims (Common), si ritrova – sola – ad affrontare un mondo ostile e potenzialmente mortale, fino a che trova rifugio nel Silo 17, suggerendo peraltro che l’umanità potrebbe non essere limitata al solo mondo che è appena stata costretta a lasciarsi alle spalle ed in giro potrebbero esserci molti rifugi come quello da cui proviene.
La solitudine che sarà costretta inizialmente a vivere sarà anche l’occasione per conoscere meglio la protagonista tramite alcuni flashback che ce la mostrano, giovanissima, poco dopo il presunto suicidio della madre, con Shirley (Ida Brooke) e Walker (Harriet Walter) a farle da sostegno in un mondo che l’ha abbandonata a sé stessa, mentre impara un mestiere per cui sembra nata e vive interiormente la sua personale tragedia.
La première è anche forse uno degli episodi più eccitanti della stagione, non solo perché risponde al mistero del destino della protagonista, ma anche perché permette di spiare le condizioni del mondo al di fuori del Silo, oltre ad essere un concentrato d’azione in cui molte scene sono girate in prima persona, come fossero vissute attraverso gli occhi di Juliette, una scelta pienamente efficace che viene tuttavia inspiegabilmente abbandonata nel prosieguo del racconto.
Juliette sembra essere stata plasmata per affrontare sfide impossibili, dalla scomparsa della madre, alla perdita del compagno George (Ferdinand Kingsley) ed infine all’esilio, la protagonista di Silo risulta perfettamente credibile nei panni di una donna che non si lascia tuttavia sopraffare dalle circostanze pur non essendo ridotta al ruolo di supereroina, che trova sempre una motivazione per andare avanti anche nelle situazioni più pericolose o emotivamente difficili, il tutto senza mai essere sopra alle righe, grazie ad un’interpretazione spesso toccante ed insieme forte.
Il suo incontro con quello che sembra essere l’unico abitante del suo nuovo rifugio, Solo (Steve Zahn), contribuisce poi a rendere la narrazione dedicata al personaggio particolarmente interessante, grazie alla complessità legata al tentativo di creare un legame con un uomo chiaramente molto complesso e, come da suo stesso nome, che ha vissuto nell’isolamento per troppo tempo per non aver subito delle conseguenze psicologiche.
Cosa accade nel Silo nella 2^ stagione di Silo
All’interno del Silo, intanto, in nuovi flashback vengono mostrati al pubblico frammenti della ribellione avvenuta 140 anni prima mentre, nel presente, il sindaco Bernard Holland di Tim Robbins acquista spessore umano, diventando un personaggio genuinamente interessante, ben lontano dal genere di cattivo macchiettistico che ci si sarebbe potuti aspettare da un personaggio come il suo. Il fatto che gli autori riescano a creare degli autentici interrogativi morali legati alle sue (spesso) spietate azioni, dimostra quanta cura vi sia nello scrivere i personaggi di questa serie, costretti spesso a prendere decisioni discutibili in nome di un ordine che, se non mantenuto, potrebbe mettere a repentaglio l’esistenza dell’umanità stessa.
La 2^ stagione di Silo concede anche molto spazio di crescita a personaggi come la moglie di Sims, Camille (Alexandria Riley), le cui motivazioni sono difficili da identificare e, più avanti nella narrazione, anche allo sceriffo Paul Billings (Chinaza Uche), in piena crisi di fede causata dalla reliquia del libro a cui è stato esposto la scorsa stagione, mentre Robert Sims (Common) eccelle nella sua imperturbabile capacità di mantenere una calma a tratti preoccupante, in un mondo che sembra essere – per contrasto – sull’orlo del collasso.
Il dubbio è più forte della paura dell’ignoto?
Buona parte della 2^ stagione di Silo si gioca sul potere del dubbio, ben delineato da quei graffiti che cominciano ad adornare le pareti del Silo 18 in cui si legge “JL”, abbreviazione di “Juliette Lives” (Juliette Vive) o forse Juliette Lies (Juliette Mente), a seconda dei suoi autori, in cui la protagonista – a sua completa insaputa e mentre affronta i suoi personali pericoli e demoni – diventa strumento di ribellione, all’interno di un ambiente diventato ormai una polveriera e mentre gli uomini al comando commettono azioni indicibili in nome della sopravvivenza della specie.
Sebbene – a tratti – questa stagione sia meno intensa della prima, Silo resta uno di quei prodotti brillantemente realizzati che hanno il merito di far riflettere ed il pregio di mettere in discussione molte delle certezze di chi guarda.
La 2^ stagione di Silo sarà disponibile da venerdì 15 novembre su Apple TV+.