Zero Day: la recensione della serie con Robert De Niro

Zero Day: la recensione della serie con Robert De Niro

Nel suo primo ruolo da protagonista in una serie TV, in Zero Day di Netflix, Robert De Niro interpreta l’ex Presidente degli Stati Uniti George Mullen, un politico apprezzato sia a destra che sinistra (politicamente parlando), a cui viene assegnato un compito particolarmente delicato in seguito ad un attentato terroristico che colpisce inaspettatamente il Paese, con conseguenze devastanti.

Di cosa parla Zero Day

Quando un cyber attacco terroristico colpisce gli Stati Uniti mostrando quanto pericolosamente fragile sia un mondo schiavo di una tecnologia che non solo può essere hackerata, ma anche usata come forma di ricatto, il Presidente in carica, interpretato da Angela Bassett, si rivolge a Mullen, tornato suo malgrado sulla breccia dell’onda, dopo che su social media e TV, viene divulgato un suo accorato appello ad una folla spaventata e pericolosamente aggressiva che l’ex Presidente riesce a contenere con le sue patriottiche parole di buonsenso.

Il suo nuovo incarico: guidare la commissione Zero Day, al fine di smascherare i colpevoli dell’attentato, con illimitati poteri di intelligence e di polizia, i cui agenti non hanno bisogno dell’habeas corpus per arrestare qualcuno, in quello che la moglie di Mullen definirà come “il più grande oltraggio mai tentato alle libertà civili” e sua figlia Alex (Lizzy Caplan), membro del Congresso di New York, che sarà messa a capo del comitato che dovrà supervisionare la Commissione, chiamerà “fascista“.

Una serie figlia dell’era Trumpiana

Nonostante Zero Day faccia molti sforzi per non catalogare i suoi protagonisti in Democratici e Repubblicani, tenendosi ben lontana dal rischio di inimicarsi gli spettatori, bisognerebbe essere ciechi per non vedere come questa serie, nata dalla penna di Eric Newman (American Primeval , Griselda, Painkiller), Noah Oppenheim ed il giornalista vincitore del premio Pulitzer Michael Schmidt, ed è interpetrata da un protagonista che non ha mai nascosto il suo disprezzo per Trump, sia una denuncia dell’attuale clima politico americano, con tanto di surrogato di Elon Musk, nella persona di Monica Kidder (Gaby Hoffman), una miliardaria ideatrice di una popolare applicazione di social media e di Ben Shapiro e/o Steve Bannon, nella persona del conduttore estremista Evan Green (Dan Stevens), un maniaco delle cospirazioni il cui unico scopo sembra quello di attaccare qualsiasi forma di potere costituto con l’unico scopo di creare il panico e terrorizzare le persone.

Zero Day: pochi episodi, molti ottimi attori, un mistero da risolvere

Con un incipit tanto spettacolare, da Zero Day uno spettatore si sarebbe probabilmente aspettato una serie incentrata sul mistero di chi si celi dietro all’attacco terroristico che ha colpito gli Stati Uniti e mietuto così tante vittime, eppure lo show – che ciò piaccia o meno – tende a divergere spesso da quella che è la sua anima, per dedicarsi a vicende apparentemente meno centrali, prima tra tutte la natura del suo protagonista.

Quando Mullen viene infatti chiamato a guidare la Commissione, davanti a lui si presenta un dilemma morale di non poco conto, accettare il difficilissimo incarico incarico, nonostante i dubbi che lui stesso dimostra di avere sulla propria integrità mentale o mettere tutto quello spaventoso potere in mano a qualcuno di “meno meritevole” e di conseguenza potenzialmente pericoloso.

Ed è qui che si gioca il meglio del ruolo di De Niro che, allontanandosi da quella che è ormai diventata la sua personale etichetta di indiscusso ed annoiato ex divo Hollywoodiano, trasformatosi in burbero boomer, offre un’interpretazione deliziosamente ambigua del suo personaggio, ma anche a tratti vulnerabile, sia quando costretto ad affrontare il suo stato di salute mentale, sia quando le circostanze lo portano a ricordare la prematura morte del figlio ed il peso che questa tragedia, ed il segreto ad essa legato, abbia avuto sulla sua vita personale e professionale.

Per una serie di soli 6 episodi, bisogna ammetterlo, è probabile che qualcuno possa lamentare una tendenza della narrazione a perdersi in dettagli non particolarmente avvincenti, soprattutto quando legati alla moglie del protagonista, Sheila (Joan Allen), al capo dello staff di lui, Valerie Whitesell (Connie Britton) o alla storyline di Roger Carlson (Jesse Plemons), nel ruolo dell’arrivista braccio destro di Muller, ma nel complesso Zero Day è un prodotto che merita, con un cast che fa la differenza e riesce spesso a sostenere lo show anche quando la narrazione tende a vacillare, una serie figlia del suo tempo il cui scopo finale è quello di fornire una netta distinzione tra verità e giustizia.

Zero Day è disponibile su Netflix a partire da oggi, giovedì 20 febbraio 2025.