“Niente è come sembra“.
Matilda De Angelis, protagonista di Citadel: Diana nel ruolo di Diana Cavalieri, lo ha ripetuto più di una volta durante la conferenza stampa che si è tenuta a Roma il 3 ottobre scorso, in occasione della presentazione di una serie che si è dimostrata solida.
Citadel: Diana, sotto il segno della duplicità
Citadel: Diana nasce sotto il segno della duplicità, il che è esattamente ciò che ci si aspetterebbe da una serie di spionaggio, ma riesce a farlo in maniera non troppo sfacciata o prevedibile, mantenendo alto il livello di coinvolgimento del pubblico.
I segnali ci sono tutti, a partire dal simbolo della Manticore Italia, – guidata con pugno di ferro da Ettore Zani (Maurizio Lombardi), proprietario dell’omonima fabbrica di armi assieme al figlio Edo (Lorenzo Cervasio) – quel il Giano bifronte che rappresenta il passaggio e che guarda al futuro (il figlio) ed al passato (il padre), in un rapporto conflittuale e difficile, fino ad arrivare alla protagonista.
Diana, alias Agente 308 è una donna letteralmente spezzata da un passato tragicamente segnato da un incidente che cambierà completamente la sua vita, catapultandola in un presente fatto di menzogne e sotterfugi, volte a mantenere una difficile copertura, grazie alla quale si infiltra nelle fila di Manticore per portare a casa una missione quasi impossibile per conto di Citadel.
Nonostante la Manticore Italia sia in aperto conflitto con quella tedesca e francese, decise a tenerla fuori dai giochi di potere, a meno che non accetti di sottostare alle loro regole, “la consorella” italiana continua ad essere un elemento minaccioso, che sta vivendo al suo stesso interno una spaccatura: da una parte Ettore, l’uomo d’acciaio che vorrebbe riportarla agli antichi splendori, ma troppo legato al passato, e dall’altra Edo, il figlio segnato dalla morte del fratello Enrico che, in una sorta di sogno utopico, vorrebbe rendere il mondo un posto più sicuro e sembra avere una morale al di là della mera sete di potere esercitata dal padre.
Sullo sfondo un’Italia molto diversa da quella attuale, ben rappresentata da quella prima, scioccante immagine dell’episodio pilota, che mostra un Duomo di Milano parzialmente distrutto da quello che sembra essere il frutto di una devastante deflagrazione.
La vicenda, che viene intervallata da molti flashback volti ad introdurre la storia dei protagonisti, nel presente si svolge nel 2030, in un paese militarizzato in cui è stato liberalizzato l’uso delle armi, spaventoso e non più sicuro.
Da una parte Citadel, che vorrebbe restituire la libertà di scelta ai cittadini e dall’altra Manticore che, approfittando dell’atmosfera di paura, in un’evidente richiamo a quanto stanno in parte vivendo gli Stati uniti d’America negli ultimi anni, vuole solo approfittare della situazione, esercitando il controllo ed il potere.
In mezzo a questo caos sociale e politico, Diana (Matilda De Angelis) è la perfetta rappresentazione di questo mondo violentemente diviso a metà, una ragazza normale con una sorella, Sara (Giordana Faggiano) che rappresenta il suo unico legame col passato, colpita da una tragedia che diventerà per lei un’ossessione e la porterà ad incrociare la strada con Gabriele (Filippo Nigro), il suo reclutatore, nonché l’uomo che la sottoporrà ad un durissimo allenamento psicologico per metterla nelle condizioni di entrare in Manticore Italia come spia di Citadel.
Diana prenderà così seriamente il suo lavoro da rimanere invischiata in un ruolo complesso, che la obbligherà a tradire tutto e tutti, persino se stessa ed i suoi principi, per uscire viva da una missione apparentemente impossibile, che potrà portare a termine solo se riuscirà a cambiare completamente lo status quo, facendo saltare i delicati equilibri decisi dalle potenti famiglie europee di Manticore, in lotta l’una contro l’altra per la supremazia.
Guardare o evitare?
A fronte di un episodio pilota che avrebbe potuto (e probabilmente dovuto) essere più esplosivo, considerato il tema dello show, che comincia ad ingranare davvero nel secondo, Citadel: Diana è sicuramente una serie da guardare, ricca di azione e colpi di scena, che ha saputo costruire personaggi intriganti, convincenti e non scontati – molto più della sua controparte americana – in una storia avvincente in cui tutti gli equilibri si giocano sul dubbio, sulla convinzione che nessuno sia quello che sembra e che tutti gli agenti in gioco agiscano a rischio della propria vita.
Per quanto poi Citadel: Diana sia una storia a sé, che non obbliga il pubblico a guardare la sua controparte americana per essere compresa o goduta, è altresì vero che avere un’idea chiara di questo universo condiviso creato dai fratelli Russo ne arricchirà la visione, permettendo anche di godersi qualche gustoso Easter egg, sia nelle versioni americana ed italiana che probabilmente in quella Indiana che seguirà a novembre, intitolata Citadel: Honey Bunny.
Per quanto concerne lo sfondo di questa realtà utopica, quell’Italia che vive sotto il segno della paura, è forse uno degli aspetti più interessanti e, almeno nei primi 2 episodi, meno esplorati dello show, che merita e ci auguriamo abbia maggiore respiro nei quattro restanti: un futuro ansiogeno e non poi così lontano, sia in termini di tempo che di realtà, che strizza l’occhio alla fragilità degli attuali e complessi equilibri mondiali, spezzati i quali nessuno può più dirsi sicuro.
Tutti e 6 gli episodi di Citadel: Diana debutteranno in tutto il mondo su Prime Video giovedì 10 ottobre.