The Flash: cosa sappiamo fino ad ora della sesta stagione della serie
Anche per The Flash, come per Arrow, l’annuncio del rinnovo dello show per la 6^ stagione è arrivato prima del solito, a marzo del 2019 – in occasione del Television Critics Association Press Tour – con l’aggiunta di un cambiamento interno alla serie e cioè la sostituzione dell’attuale showrunner Todd Helbing, che ricopre il ruolo da 2 anni, con Eric Wallace, che fa parte del dietro le quinte della serie già dalla 4^ stagione. [CONTINUA]
Blindspot 4×22 “The Gang Gets Gone”: la recensione [FINALE DI STAGIONE]
Il rinnovo di Blindspot per la quinta e già annunciata ultima stagione è stato probabilmente tra i più inaspettati di quest’anno, considerati gli ascolti in costante calo ed il fatto che la serie ha avuto un lungo ed inaspettato hiatus proprio durante il periodo degli sweep, che quest’anno è andato dal 25 aprile al 22 maggio, e che segna uno dei momenti più nevralgici per il destino di una serie televisiva. Ma a detta del suo creatore Martin Gero, la NBC ha sempre dato grande fiducia e supporto allo show che, a quanto sembra, è sempre stata concepita per durare appunto 5 stagioni, con l’ultimo anno che avrebbe visto l’intero Team in fuga nel tentativo di riabilitare il proprio nome. [CONTINUA]
The Handmaid’s Tale 3×01 “Night”, 3×02 “Mary and Martha” e 3×03 “Watch Out”: la recensione
La terza stagione di The Handmaid’s Tale riprende proprio da dove eravamo stati lasciati lo scorso anno, con June che ha appena affidato la piccola Nichole ad Emily (Alexis Bledel) e decide di non approfittare dell’occasione per lasciare il regime totalitario seguendo la sua amica e la sua secondogenita, ma prima di affrontare le inevitabili critiche che questa scelta si trascinerà dietro vorremmo soffermarci sulla difficile fuga di Emily, perché costituisce forse uno dei momenti di maggiore impatto emotivo dei primi tre episodi con cui riparte questa stagione. [CONTINUA]
Swamp Thing 1×02 “Worlds Apart”: la recensione
Non è semplicissimo accettare la cancellazione di una serie come Swamp Thing, annunciata peraltro scompostamente dopo la messa in onda di un solo episodio in un servizio streaming e per ragioni apparentemente così assurde come l’aver sbagliato a compilare i documenti che hanno ridotto gli sgravi fiscali inizialmente promessi dallo stato del North Carolina da 40 a 14 milioni di dollari, provocando un danno tale alla produzione in termini di budget da causare inizialmente una riduzione degli episodi dai 13 programmati per la prima stagione fino ai 10 che invece vedremo ed infine la sua definitiva condanna. Se da una parte è possibile argomentare che i responsabili della DC Universe si siano comportati onestamente con i loro potenziali futuri sottoscrittori, evitando che qualcuno pagasse per il nuovo servizio streaming che ha debuttato lo scorso anno con Titans, per seguire Swamp Thing, quando in realtà già si sapeva che lo show era condannato, dall’altra non è difficile mettersi nei panni di tutti coloro che hanno faticosamente lavorato per dare vita alla serie e immaginare cosa sia significato per loro sapere della cancellazione ancora prima che lo show avesse l’opportunità di essere giudicato nel suo complesso dai fan: insomma, da qualunque lato si guardi questa situazione, risulta piuttosto triste, soprattutto se consideriamo la qualità non solo del pilot, ma anche del secondo episodio della serie, intitolato Worlds Apart. [CONTINUA]