Come nel caso dell’episodio della scorsa settimana, The Ties That Bind è una puntata più che soddisfacente di Arrow, ma nel complesso lo è perché, da quando gli autori hanno finalmente abbandonato la ridicola storyline della guerra intestina tra i due team, tutto – in confronto – ci sembra quasi perfetto.
Parola chiave: quasi.
Cominciamo la nostra analisi parlando proprio del cattivo di questa stagione che, da quando ha palesato le proprie intenzioni, ci è stato venduto dagli autori come il più temibili dei nemici di Oliver Queen/Green Arrow. Ad un solo episodio dal finale si stagione, ci viene infatti spontaneo domandarci in che modo esattamente Ricardo Diaz si differenzi da un Adrian Chase o uno Slade Wilson, per citare due delle nemesi più riuscite del protagonista, che hanno entrambi attentato non solo alla sua vita, ma anche a quella dei propri cari.
Sicuramente il piano di Diaz di corrompere sostanzialmente qualsiasi cosa che respiri a Star City è una novità, sebbene troviamo comunque difficile credere che in tutto questo tempo non siano esistite eccezioni, né una forma di qualsivoglia resistenza da parte di qualche funzionario pubblico. Il nodo della questione, tuttavia, non è nemmeno questo, quanto piuttosto il fatto che – come abbiamo già accennato in precedenza – Diaz continua a non è un nemico credibile, soprattutto se paragonato a quanto il protagonista ha già dovuto affrontare, perché manca completamente di uno spessore personale e di una coerente storia d’origine.
L’episodio di questa settimana si apre infatti con questa minacciosa spada di Damocle sulla testa di tutti i membri del Team Arrow che, ancora una volta, nella sostanza non porta assolutamente a nulla, se non al ferimento del compagno di Curtis e di quest’ultimo e ad un Diaz che sostanzialmente urla tanto, ma ottiene anche molto poco.
Per quanto questo episodio sia ricco di scene d’azioni con grande spreco di proiettili, quello che nella realtà vediamo è un esercito di uomini armati che sparano contro diverse vetrate e se la prendono con uomini disarmati, senza riuscire incredibilmente a colpirne nessuno.
E sempre a proposito delle vane minacce di cui questo episodio è costellato, ci preme spendere due parole su questa fantomatica e minacciosissima organizzazione criminale di nome Quadrant, perché la facilità con cui Diaz si infilata nelle sue maglie al solo scopo di distruggerla quando scopre che, dopotutto, non ha bisogno del suo supporto, è piuttosto ridicola.
Se i membri di questa organizzazione fossero stati anche solo pericolosi la metà di quello ci viene dato a intendere, Diaz non avrebbe avuto il tempo di prendersela con il Team Arrow con una tale potenza di fuoco, perché tra il suo esercito e quello di Quadrant sarebbe dovuta scoppiare una vera e propria guerra per la conquista del territorio o almeno, così dicono, è quello che accade quando due organizzazioni criminali incrociano le spade e litigano per il dominio.
Il punto focale della questione, come avrete probabilmente capito, è la credibilità di questa stagione. Nonostante gli autori abbiano insistito su come negli ultimi episodi della stagione (riserveremo ovviamente il giudizio finale alla prossima settimana) ci si sarebbe aperto un mondo e avremmo compreso come tutto quello che è successo abbia una spiegazione logica, al momento stiamo ancora vagando nel buio e la nostra opinione non è affatto cambiata.
Il conflitto intestino che ha dominato la sesta stagione sembra completamente dimenticato, una scelta narrativa ovvia che contribuisce però anche a rendere piuttosto inutile quanto accaduto tra i due gruppi e Ricardo Diaz continua a sembrarci il mistero che è sempre stato: non sappiamo come sia risuscito a raccogliere tutto il potere che ha, non sappiamo come abbia corrotto apparentemente ogni essere umano con un incarico pubblico all’interno delle mura della città, non sappiamo come faccia a rimanere nell’ombra considerata la sua esecrabile abitudine di lasciarsi alle spalle una scia di cadaveri infinita, senza che nessuno conosca apparentemente il suo nome.
Detto ciò (che non è poco!), The Ties That Bind è un episodio godibile?
Se spegniamo il cervello, assolutamente sì e per dei motivi ben precisi: Lyla, Anatoly ed il rapporto tra Oliver e Felicity. Sarebbe probabilmente ora che Audrey Marie Anderson fosse promossa a regular in Arrow perché ogni scena di cui è stata protagonista in questa puntata aveva una marcia in più. Non solo Lyla è una temibile combattente, ma il suo rapporto con Diggle, la cui particolare sincronia con il quale è sicuramente stata esaltata per confrontarla con il rapporto tra Oliver e Felicity, sono frutto di una fiducia incondizionata e di un rispetto tale dell’uno per il lavoro dell’altra che raramente si vede in una serie d’azione come questa. Dove normalmente è più facile parlare di come una vita di rischi possa mettere a repentaglio un rapporto sentimentale, Dig e Lyla sono invece un esempio di perfetta sinergia a cui guardare ed a cui ispirarsi.
Anche la storyline del tradimento di Anatoly è uno dei punti più interessanti (forse l’unico) del fallace piano di Diaz. Per quanto quest’ultimo sembri infatti sempre essere un passo avanti agli altri, paragonato ad Anatoly, risulta essere quello che nella realtà è sempre stato, un tracotante criminale di strada senza alcuna raffinatezza. Non si dice forse che esiste un codice d’onore persino tra i criminali? Il motivo per cui Anatoly riesce così facilmente ad ingannare Diaz è che, nonostante tutto, la sua astuzia e la sua esperienza, vincono sul carattere volatile del suo ex alleato, motivo per cui non solo riuscirà facilmente nell’intento di tradirlo, ma anche di ingannarlo, spostando la sua attenzione su un’altra possibile colpevole e portandolo cos’ a rescindere il suo legame con The Quadrant.
Ultimo, ma non ultimo, nell’episodio abbiamo uno scontro di volontà tra Oliver e Felicity. Nonostante i due siano ovviamente una coppia solida, il fatto che Oliver sia davvero convinto di poter prendere per sua moglie decisioni tanto importanti, soprattutto nella “linea di lavoro” nella quale sono entrambi coinvolti, è solo l’ennesimo esempio di quanto ancora il nostro eroe debba imparare sul rapporto di coppia. La relazione tra i due, in una stagione decisamente traballante, è stata tuttavia forse l’unica piacevole costante di quest’anno e gli autori hanno saputo gestirla molto meglio degli anni passati, senza forzarla troppo, facendone il centro della stagione, ma mostrandoci comunque una maturazione nel modo in cui entrambi hanno affrontato i cambiamenti nel loro rapporto.
Ciò detto un eroe con l’istinto protettivo di Oliver Queen avrà sempre il suo fascino e, nonostante le sue ragioni siano comprensibili ed insieme illogiche (considerato quello che lui stesso, Dig e Lyla o persino Rene rischiano di perdere ogni volta che scendono in campo), il modo in cui Felicity gli tiene testa e rischia in prima persona per aiutare il Team è perfettamente coerente con il personaggio.
Una parte di Oliver sarà tuttavia sempre dominata dalla sua costante ansia di perdere le persone che ama, a maggior ragione ora che è anche diventato padre e le sue responsabilità personali sono raddoppiate, ma quanto avviene tra i due in questo episodio non ci fa vivere questa particolare trama come una sorta di déjà-vu (sebbene Oliver non sia nuovo a questi exploit), quanto piuttosto come un consolidamento di una parte del carattere del protagonista della serie che sarà sempre parte della sua natura intrinseca. Così come l’atteggiamento ribelle di Felicity e la sua capacità di tenergli testa, fanno di lei la sua compagna ideale.
A conti fatti gli eventi per come li abbiamo visti svolgersi in questo penultimo episodio di stagione stanno andando proprio come avevamo immaginato e pur non potendo essere ovviamente certi della piega finale che prenderanno (sebbene abbiamo i nostri sospetti), questa stagione, almeno nelle ultime battute, ci sta regalando qualche emozione che, pur non potendo rimediare al pasticcio complessivo, ci dà comunque un’insperata soddisfazione.
Il finale della sesta stagione di Arrow, intitolato Life Sentence, andrà in onda negli Stati Uniti giovedì 17 maggio su The CW.