Tempo di bilanci anche per Arrow che, ultimo tra gli show dell’Arrowverse, giunge al giro di boa del midseason finale con un episodio a dir poco discutibile, come d’altronde è stata controversa tutta la prima parte della sesta stagione dello show che soffre, e non per la prima volta, di un male che troppo spesso la affligge: il déjà-vu.
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Per spiegare nel modo più chiaro possibile ciò che ci ha lasciato perplessi di questo finale di stagione dobbiamo affrontare il problema in maniera più ampia per poterlo poi circoscrivere alle singole scene, o eventi, che hanno caratterizzato Irreconcilable Differences. Ed il problema generale è che il seme del sospetto che affligge ed infine divide il Team Arrow, germoglia completamente off-screen e che tutto il plot generale si dipana a forza colpi di colpi di scena, piuttosto che attraverso lo sviluppo dei personaggi, con il risultato che non si crea un coinvolgimento emotivo tra gli spettatori e la trama e tutto finisce per risultare piuttosto piatto, oltre ad avere un amaro sapore di già visto.
La mancanza di fiducia di Oliver nei confronti del suo Team è storia vecchia, ma ciò nonostante, gli autori tornano su questo tema inserendo semplicemente conseguenze più drammatiche che però – e già lo sappiamo, considerato che il tema portante di questa stagione è la famiglia -finiranno comunque per risolversi, esattamente come il grande cliffhanger del finale della scorsa stagione si è concluso in una bolla di sapone nella première di questa.
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Il fatto che si scelga di progredire con la storia a forza di colpi di scena, come accennavamo, non amplifica il valore drammatico degli eventi, ma li sminuisce. Fin dal momento in cui l’atteggiamento sconfitto e disilluso di Curtis (Echo Kellum) durante il party in onore di Oliver e Felicity sembra puntare su di lui come sospettato, mentre Rene (Rick Gonzalez) dedica loro un sentito brindisi in onore dell’amicizia e dell’amore, è evidente che il traditore sia quest’ultimo. Il valore drammatico della difficile posizione in cui Rene viene messo avrebbe però avuto un peso decisamente maggiore se avessimo potuto vivere insieme a lui gli eventi che lo hanno portato a questa drastica decisione, mentre così siamo solo lasciati in balia di una battuta di copione che dovrebbe spiegare il perché egli abbia deciso di tradire Oliver.
Quali sarebbero le “solide prove” in mano a Samandra Watson di cui si parla e che avrebbero convinto Rene a defezionare? Come fa l’agente dell’FBI a sapere che Rene è Wild Dog? In che modo e con quali concrete accuse è stato approcciato, tanto da farlo cedere di fronte alla minaccia di perdere per sempre la figlia? Ma soprattutto, quanto credibile è che il Rene che conosciamo abbia scelto di tenere tutto questo per sé, piuttosto che condividerlo con persone che lo avrebbero chiaramente aiutato?
Quando parti così importanti della trama avvengono dietro le quinte, il risultato finale ne risente inevitabilmente e questo è un discorso che vale anche e soprattutto per la reazione di Oliver ed indirettamente anche di Diggle e Felicity. Era davvero necessario spiare i loro compagni o sarebbero bastato tirare fuori apertamente l’argomento? La risposta ce la fornisce l’episodio stesso: cinque secondi dopo che il Team Arrow affronta finalmente il problema, Rene ammette di essere la spia, quindi a che pro creare tutto questo dramma per niente?
Perché Diggle cede così facilmente e non concede il beneficio del dubbio a Dinah (Juliana Harkavy) dopo tutto quello che lei ha fatto per lui? Che senso ha la sua reazione?
Buchi narrativi simili non solo nuocono allo svolgimento della stagione in sé e allo sviluppo dei personaggi, ma denotano che qualcosa nella writer room della serie, quest’anno, proprio non funziona.
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Colpo di scena dopo colpo di scena, si arriva così al cliffhanger finale dell’episodio in cui scopriamo che Cayden James è la mente dietro una cospirazione che coinvolge Vigilante, Anatoly, Black Siren, Ricardo Diaz e Boots (che, lo confessiamo, abbiamo dovuto googlare per ricordarci che era apparso nel quarto episodio di quest’anno) atta a mettere zizzania in seno al Team Arrow e dividerlo per raggiungere i loro scopi, qualunque essi siano. Sebbene la sorpresa finale, in questo caso, funzioni, la facilità con cui Cayden James è però riuscito nel suo intento, cade solo ed esclusivamente sulle spalle del Team Arrow e questa non è affatto una sorpresa.
Prendiamo finalmente un minuto di pausa dalla frustrazione che ci provoca lo svolgimento della trama di questa sesta stagione e parliamo invece di cosa, in Irreconcilable Differences funziona e nella fattispecie l’interazione tra Katie Cassidy e Paul Blackthorne.
Questi due attori, negli anni, hanno condiviso talmente tante scene di un certo impatto emotivo che, in questo finale, hanno finito per essere uno degli elementi di maggiore soddisfazione. Del passato di Black Siren sappiamo poco e niente, ma abbiamo accolto con un certo piacere la scoperta che questo personaggio abbia una componente emotiva che speriamo non venga usata ai fini della sua redenzione. Dopotutto trovarsi di fronte ad un cattivo che si faccia degli scrupoli emotivi è molto più interessante di un cattivo che esegue ordini e si limita ad usare i suoi poteri come una sorta di cyborg, perché – come anticipavamo all’inizio di questa recensione – quello che davvero conta è lo sviluppo emotivo dei personaggi.
Piccoli momenti come quello in cui Black Siren cede di fronte al ricordo del suo stesso padre, Quentin regala ad Oliver l’orologio di suo padre, perché non ha nessuno dei suoi genitori a festeggiare un momento tanto importante e felice per la sua vita personale, il Team Arrow B che condivide un hamburger e la reciproca frustrazione nei confronti del Team Arrow A, Thea che consiglia al fratello di comprendere e perdonare Rene, Curtis che spiega le ragioni per cui decide di lasciare il Team Arrow, sono brevi ma preziose perle che parlano diritte al cuore degli spettatori e valgono più di mille ripetitivi e banali colpi di scena.
Ultimo, ma non ultimo, dobbiamo affrontare il discorso Olicity per il quale riteniamo necessario aprire un’importante parentesi poiché, anche in questo caso, bisogna chiamare in causa certe decisioni autoriali.
Esattamente come quando lo scorso anno, in occasione del 100° episodio di Arrow, Invasion! prese il sopravvento, finendo per sacrificare questo importante giro di boa sull’altare del crossover, quest’anno gli autori hanno deciso di prendere, colloquialmente parlando, due piccioni con una fava, ed hanno sfruttato gli eventi di Crisis on Earth-X per unire contemporaneamente in matrimonio due coppie che costituiscono la principale ship di due distinte serie. Nel farlo, però, hanno preso anche l’insana decisione di mettere zizzania tra due fandom che fino adesso erano andati sempre d’amore e d’accordo.
Sebbene il motivo per cui sia stata presa questa decisione è evidente, e cioè creare fermento sui social, meno evidente è il vantaggio che le due ship possano trarne.
Detto ciò, il fatto che l’episodio si apra con questa oasi di pace, in un contesto in cui tutto sta lentamente, ma inesorabilmente crollando, – se si riesce sopratutto a concentrarsi solo sulla coppia e lasciare fuori dalla porta le polemiche sterili – è estremamente piacevole e, nel caso in cui ce ne fosse davvero bisogno, è l’ennesima conferma che persino un personaggio inquieto ed ombroso come Oliver Queen ha diritto e merita un porto sicuro in cui posare le armi e che quel porto sicuro è indiscutibilmente tra le braccia di Felicity Smoak.
La sesta stagione di Arrow, con l’episodio Divided, tornerà in onda negli Stati Uniti giovedì 18 gennaio su The CW.
NOTE A MARGINE
Nel caso in cui vi fosse sfuggito, nell’episodio compaiono gli ex vicini di Oliver e Felicity e si fa un chiaro riferimento ad Ivy Town, cittadina del Connecticut in cui la coppia ha abitato ai tempi della première della quarta stagione, dopo aver deciso di lasciarsi alle spalle Star City ed i loro rispettivi ruoli nel Team Arrow.