Riccardo Corbò, funzionario del Tg3 che si occupa di rubriche web di fumetto, videogiochi, animazione ed intrattenimento multimediale, ha realizzato diverse puntate delle rubriche televisive di “Agenda del Mondo” e “Persone“, collegate al mondo del fumetto.
Corbò e inoltre curatore di mostre sulle icone pop del mondo dei comics tra le quali – in collaborazione con Vincenzo Mollica – la mostra presso il Museo del Vittoriano a Roma, “Spider-Man, il più umano dei supereroi”, è attivo da più di vent’anni nel campo dell’editoria come collaboratore e consulente di riviste e libri sui fumetti ed i videogiochi ed insegna da otto anni “Morfologia e critica della paraletteratura” al Master di Critica Giornalistica dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”.
Assieme a lui abbiamo parlato del rapporto tra fumetti e serie TV ad essi ispirate.
DGmag: Che differenza pensi ci sia tra chi compra e legge fumetti e uno spettatore televisivo di serie ad essi ispirate?
Riccardo Corbò: Iniziamo col dire che tutti i lettori di fumetti sono utenti televisivi, ma non tutti gli utenti televisivi sono lettori di fumetti. Lo spettatore televisivo è innanzitutto quello: un fruitore di prodotti con caratteristiche televisive, appunto, piuttosto che fumettistiche. Il fumetto – soprattutto quello che parla di supereroi – ha radici che affondano fino a oltre 70 anni fa ed il lettore di fumetti ama e pretende che queste radici siano continuamente ricordate, riprese, citate. Parliamo di un immenso puzzle di avvenimenti sparsi per decenni e centinaia di albi, che il lettore di fumetti ama ritrovare fin nei più piccoli particolari. Lo spettatore di telefilm invece considera quanto sopra una zavorra, per lui è impensabile leggere decine di migliaia di pagine per avere il quadro completo di un personaggio. Soprattutto perché poi il linguaggio è ben diverso tra i due media. Siamo abituati a guardare la televisione, ma dall’adolescenza in poi abbandoniamo mediamente i fumetti e riprenderli in età adulta è come imparare una nuova e complicata lingua. Le serie TV esistono anche per questo: per raggiungere un grande bacino di utenti che si appassiona alle tematiche dei fumetti: la passione, l’eroismo, la lotta, il romanticismo, ma non ha voglia di attingere alla fonte leggendo i fumetti. Le serie TV hanno un altro vantaggio, quello di rendere immediatamente e universalmente “cool” dei personaggi che fino a quel momento erano conosciuti e apprezzati solo da una nicchia di lettori, sfruttando qualcosa che nel fumetto è quasi sempre mancato: il divismo degli artisti. Il fruitore medio di un prodotto si appassiona non solo al prodotto stesso, ma soprattutto all’artista che lo rappresenta. Nella musica è evidente, come anche nel cinema. Si perde la testa per una canzone e per un film, ma ancora di più per un cantante e per un attore. Si vuole sapere tutto di lui, spesso diventa una vera e propria ossessione, una mania. Per il fumetto mediamente questo non esiste: gli autori di fumetti – seppur geniali e ultra visionari – sono stati a lungo dei piccoli borghesi che lavoravano praticamente in maniera impiegatizia. I personaggi da loro inventati, non esistendo veramente, non potevano generare divismo. Le serie TV invece permettono questo sviluppo. Un attore bello, piuttosto che un’attrice affascinante, creano stuoli di fan ed un’ipotetica storia d’amore tra i due infiamma le folle. E tutto questo si riverbera nella passione per la serie TV e i personaggi che vi appaiono. Per quanto concerne le differenze tra fumetti e serie TV, bisogna anche tenere conto del fatto che, in un fumetto, anche in un breve periodo di tempo, spesso vengono cambiati i disegnatori e con essi cambia l’aspetto dei personaggi. Il lettore di fumetti è abituato a ricondurli comunque ad un’unica iconografia, ma per uno fruitore di serie TV, non avvezzo ai fumetti, sarebbe come vedersi cambiare gli attori ogni tre puntate.
DGmag: In sostanza è giusto che le serie TV si limitino solo ad attingere al mondo dei fumetti proprio per la natura diversa dei due prodotti.
Corbò: Esatto. Inoltre capita spesso che le serie TV facciano riferimento a trame ben precise di una pubblicazione, ma che le usino solo come esca per gli appassionati di fumetti, finendo poi per cambiarla e creare scompiglio.
DGmag: È ciò che succederà probabilmente con la terza stagione di The Flash, per la quale hanno appena annunciato che verrà seguita la trama di Flashpoint.
Corbò: Questo conferma la mia teoria. In Flashpoint Batman è Thomas Wayne e Superman è da sempre da sempre un emaciato prigioniero del Governo, Wonder Woman e Aquaman hanno scatenato una guerra mondiale e mezza Terra è sommersa! Una delle poche differenze con The Flash, invece, è che Barry non è più sposato, ma nella serie televisiva lui è già single. E il finale di Flashpoint porta diritti dentro i “Nuovi 52”, una nuova versione (spoiler: attualmente di nuovo sovrascritta) dell’intero parco testate della DC Comics. Quindi è evidente come gli autori televisivi usino questi grandi annunci come specchietti per le allodole volti ad attrarre i lettori dei fumetti e farli poi agitare con trame TV pesantemente diverse, con lo scopo di far parlare di sé sui social. D’altra parte i produttori televisivi possono attingere dai fumetti a piene mani, usando una marea di materiale già testato e di sicuro successo, perché dovrebbero dire “la prossima stagione si chiamerà Mamma, ti voglio bene”, quando hanno “Flashpoint” come brand a disposizione?
DGmag: A questo proposito, cosa pensi del fatto che le serie TV abbiano delle trame indipendenti e che si limitino a trarre ispirazione dai fumetti, per poi creare un mondo parallelo e diverso a quello dei graphic novel?
Corbò: È inevitabile, proprio per il linguaggio e le regole televisive. Innanzitutto non si tratta di un film, ma di una serie che di solito dura decine e decine di ore. Per quanto all’inizio la sovrapposizione al fumetto possa piacere ed essere pretesa dagli appassionati del genere, probabilmente loro stessi, dopo 20 ore di visione di cose già conosciute nei minimi dettagli e sapendo che le prossime 20-30-40, saranno altrettanto scontate, si annoierebbero. Sarebbe un gigantesco spoiler totale globale continuo. Il differenziarsi permette a tutti di avere l’ansia della prossima puntata. Dopodiché in TV non sono attualmente credibili costumi troppo pomposi, colorati o inutili per i combattimenti. Nei fumetti funzionano, è una delle regole grammaticali del fumetto, ma traslati dal vivo molto meno. Sono anche diversi i tempi, i costi, i ritmi. Una serie TV completa, che dura 4-5 anni o più, a fumetti può stare tranquillamente, come corrispettivo della trama, in due o tre volumi che ti leggeresti in un mese, se sei veloce o in due/tre mesi, se sei lento. Inoltre, concettualmente il fumetto non finisce mai. Oliver Queen, per dirne una, è in giro dal 1941, nei fumetti. Una serie TV può durare anni e anni, generare spinoff, ma non andrà mai avanti per 60, 70 anni… Quindi a ritmi e compressioni diverse, devono per forza corrispondere trame diverse. A chi si indigna per i cambi di trama in TV ricordiamo questo: i tanto amati fumetti rimangono immutati, non subiscono mutamenti nella propria libreria solo perché in TV va in onda una trama diversa. Chi non sopporta i cambiamenti di una serie TV, ha sempre i suoi preziosi fumetti che può godersi in pace come e quando vuole. Poi è ovvio, ogni appassionato ha tutto il diritto di desiderare che una storia prenda una direzione piuttosto che per un’altra, questa cosa fa parte del gioco, siamo in piena epoca di social e le trame vengono pensate proprio per creare discussioni in tal senso. Ma sono proprio gli stravolgimenti coatti e fastidiosi a tenere in vita i personaggi, anche nei fumetti. Prendendo come esempi Arrow e Flash, sono personaggi dei primi anni ’40, pensa se nei fumetti non fossero mai cambiati, se fossero rimasti sempre uguali a loro stessi. Il pubblico di oggi non li seguirebbe più, ma neanche quello di 10 anni dopo. Ti faccio un esempio pratico per quanto riguarda il mondo dei fumetti: ci sono tre personaggi in particolare che probabilmente sono tra i più grandi di sempre, Flash Gordon, Phantom e Mandrake. Hanno tutto e meglio di qualunque altro personaggio loro epigono sia venuto dopo, ma per accontentare il pubblico dei fedelissimi, sono sempre rimasti fedeli al loro stile, nelle coppie e nelle trame. Quando gli autori si sono accorti che dovevano cambiare, era ormai troppo tardi, i personaggi gli erano morti in mano o sulla carta. Sono personaggi meravigliosi, ma sono ormai da museo. Quindi capisco che situazioni diverse, trame diverse e coppie diverse possano far indignare i lettori di fumetti quando guardano una serie TV, ma non ci si può arrabbiare con una per qualcosa che capita anche nel mondo dei comics, il cambiamento è necessario.
DGmag: Nei fumetti le ship – i rapporti di coppia tra i personaggi – hanno la stessa predominante importanza che hanno nelle serie TV?
Corbò: A mio parere, no, anzi, forse è proprio il contrario. Superman e Lois Lane stanno insieme dalla fine degli anni ’30. Dopo 70 anni, uno quasi non ce la fa più a vederli sempre insieme. Se Superman se ne va con Wonder Woman, almeno anima un po’ la trama, apre una parentesi sconosciuta e più fresca… Per altro, queste coppie fisse che durano così a lungo, nei fumetti, creano problemi. Spider-Man era sposato con Mary Jane nei fumetti, alla fine – alcuni anni fa – hanno fatto intervenire il diavolo in persona per annullare questo matrimonio, così che Peter non fosse troppo prevedibile, serio e maturo, caratteristiche che al personaggio non si addicevano nemmeno, secondo gli editori. I lettori si indignano e sbraitano e fanno partire delle crociate quando succedono queste cose, ma più per il tradimento di una continuity o di una ipotetica coerenza del personaggio, oppure perché la nuova coppia genera storie mosce, piuttosto che per la separazione di una coppia storica in se stessa. Le ship sono meno importanti nei fumetti, perché non si tratta di personaggi reali. Non è facile fomentarsi per una coppia di personaggi di carta come lo è per due attori in carne ed ossa, che poi potrebbero consumare anche dal vero, aumentando così il gossip e l’attenzione del pubblico. Inoltre penso anche che non abbia molto senso che spettatori di serie TV e lettori di fumetti discutano per una ship a causa del fatto che la storia raccontata dalla serie sia diversa da quella del fumetto. Qualunque telefilm ispirato ad un comics stravolge completamente il materiale da cui trae ispirazione, tiene un canovaccio di nomi e situazioni, ma poi aggiunge, toglie, cambia… I lettori di fumetti dovrebbero impazzire dal primo minuto perché tutto è diverso, ma finiscono per accalorarsi particolarmente su questo tema perché – come abbiamo detto – le persone in carne ed ossa, gli attori, riescono a coinvolgere il pubblico in maniera diversa da come lo coinvolge un personaggio di carta.
DGmag: Cosa ne pensi dei personaggi creati dalle serie TV che vengono poi inseriti successivamente nei fumetti?
Corbò: Tutto il bene possibile. In realtà non è una novità, né una rarità. Le serie TV esistono fin dagli anni ’40 e ’50 in America, anche se sono esplose solo recentemente, catturando l’attenzione di una grande fetta di pubblico a livello internazionale. La Batcaverna, per esempio, appare per la prima volta nei serial di Batman del 1943. Anche l’aspetto del maggiordomo Alfred è ripreso dai serial. L’interscambio di personaggi tra fumetti e TV è sempre stato continuo e proficuo e lo è ancora oggi.
DGmag: Quali serie TV segui?
Corbò: Guardo Arrow, The Flash, Supergirl, Preacher, Daredevil… In realtà inizio a vederle tutte, ma spesso molte mi stufano presto e allora vado avanti coi riassunti, giusto per tenermi aggiornato sulla materia.
DGmag: Per quale ragione, secondo te, c’è stata questa esplosione di serie TV ispirata ai fumetti? Non ne abbiamo mai viste tante come adesso in televisione.
Corbò: In primo luogo, a partire dal primo film degli X-Men, gli sceneggiatori hanno deciso di trattare i fumetti come materiale adulto e non come un sotto-sotto-genere. Vengono visti come qualcosa di più serio, grazie anche agli effetti speciali avanzati. Prima erano ridicoli, trattati volutamente in maniera grottesca, perché si pensava che il fumetto dovesse essere buffo, assurdo, anche perché gli effetti speciali usati in televisione nelle prime serie TV ispirate ai fumetti erano macchiettistici e aumentavano il senso del ridicolo. Agli sceneggiatori quindi spesso non restava che cavalcarlo. Da metà anni ’80 in poi le cose sono cambiate, i fumetti stessi sono diventati più maturi, con autori e storie più mature, che hanno portato a sceneggiatori TV più consapevoli. Unisci al mix migliori effetti speciali ed otterrai ottimi prodotti, che vanno oltre il super eroismo classico: X-Men è un film di fantascienza, Arrow è una serie di avventura, The Flash di fantascienza ed attingono tutte ad un bacino non interessato al fumetto in sé, ma al genere. Ora, anche in TV ed al cinema, stiamo tornando verso una spettacolarizzazione più simile a quella del fumetto, ma perché il pubblico ci ha preso la mano. Un altro motivo è l’enorme potenziale inespresso: per decenni nei fumetti, dagli anni ’40 ad oggi, sono apparse le storie più fantastiche, più romantiche, più potenti che si possano immaginare, ma le conoscevano in pochissimi. Come ho già accennato prima, una volta aperto il vaso di pandora, i produttori si sono accorti di avere già pronti, collaudati, freschi, una quantità di soggetti e sceneggiature e personaggi bellissimi, meravigliosi, per creare i quali non è richiesto uno sforzo ed un costo creativo. È a quel materiale che hanno finalmente deciso di attingere a piene mani, è una specie di miniera d’oro inesplorata.
DGmag: Una miniera redditizia tra l’altro. Un network come The CW si è rifatto il pedigree, negli ultimi anni, grazie alle serie ispirate ai fumetti.
Corbò: E se non sgarrano possono durare in eterno. I fumetti non sono solo bang, splash, gulp, ma contengono tutti i drammi di una commedia shakespeariana o greca, sono storie universali, con una patina di avventura, sono sempre verdi, insomma.
DGmag: Vorrei tornare ad approfondire il concetto di appassionati di fumetti Vs. spettatori di serie TV.
Corbò: Per me è un conflitto che non ha molto senso. È vero che alcuni lettori di fumetti si riversano sulle serie TV, spinti dall’opportunità di vedere l’incarnazione dei propri eroi, ma sono in proporzione pochi, rispetto alla globalità degli spettatori televisivi. Globalità che non è interessata ai personaggi a fumetti ed a tutte le loro più intime peculiarità. Sono due cose con lo stesso nome, un aspetto simile, ma diversissime tra loro. Faccio un esempio usando le opere di Shakespeare a teatro, quelle originali: un produttore le adatta per la televisione, le rende contemporanee e ne crea una serie di immenso successo, ecco – lo spettatore classico teatrale può anche disquisire in eterno con quello televisivo, sottolineando tutte le differenze, gli errori, le storture dell’adattamento TV, ma allo spettatore televisivo non importa affatto. Lui non è andato quasi mai a teatro, forse non ci andrà mai, non gli piace, ma ama la versione TV perché ha quel linguaggio, oltre ad avere quei personaggi. Sicuramente sarà meno preparato dell’appassionato di teatro, ma non ha nemmeno senso attaccarlo per questo motivo. Immagina vecchi spettatori di teatro che da 80 anni vanno nel loro loggione a seguire tutte le compagnie storiche, dopo aver letto Shakespeare nella prima edizione annotata, mentre una massa di giovani si appassiona a “Romeo & Giulietta High School.” I primi non faranno che ammorbare i secondi perché la maglia della scuola non ha i colori esatti del casato dei Capuleti… Ma è uno scontro ridicolo, perché teatro e TV, come fumetti e TV, sono due cose diverse.
DGmag: Prima di ringraziarti e salutarti ti faccio un’ultima domanda. La DC Comics, molto più della Marvel, è salita su questo carro vincente delle serie TV, che opinione hai a riguardo? È possibile si siano distribuiti il territorio? Una domina nel cinema e l’altra in televisione, così da non pestarsi i piedi?
Corbò: No, è casuale, non c’è nulla di pianificato a tavolino. La DC in realtà ha una lunghissima esperienza di serie TV tratte dai propri personaggi, anche se erano serie diverse da come le intendiamo oggi, quindi per loro è stato normale proseguire su questo percorso. In più la DC da decenni appartiene alla Warner, quindi anche nell’era contemporanea è sbarcata in TV prima della Marvel, che cedeva invece i diritti a vari licenziatari senza avere il controllo sul prodotto. Dopodiché la Marvel ha avuto questa intuizione geniale di riportare il modello seriale televisivo al cinema e si è specializzata in questa cosa, tralasciando la televisione. La DC non ha seguito subito la scommessa azzardata della Marvel e al cinema è rimasta indietro, ha floppato con Superman, quello con protagonista Brandon Routh, e si è bruciata anni di programmazione. Oltre a tutto che la DC ha questa benedizione/maledizione di avere due supereroi così ingombranti come Superman e Batman, che nell’immaginario collettivo sono due eserciti più grandi di tutti i personaggi Marvel, quindi non rischia al cinema con altri personaggi. La Marvel, avendo trovato invece l’eldorado nel cinema, che rende più della televisione, si dedica più a quello.